lunedì 17 settembre 2012

Diventare frate unito a Cristo: le stimmate di Frate Francesco


Era lì, Francesco, su quel monte lontano da tutto e da tutti, andato per incontrare se stesso e il suo Dio, l’Amore tanto forte e vivo che lo chiamava ed ora sembrava lontano ma lui sapeva che c’era, era vicino eppur silenzioso.
Su quel monte non ha tardato a farsi sentire, era uomo crocifisso, lo stesso presente a S. Damiano era ancora lì, ardente facendo andar il ricordo al roveto del Sinai, contagiò Francesco del suo ardere provocando in lui un’infinita gioia e dolore che partivano dal cuore e lo facevano dilatare.
Dei raggi dalle mani, dai piedi, dal costato del Crocifisso per poi diventare segni sulle mani, sui piedi e sul costato ma di Francesco, lui un nuovo Crocifisso assumendo di Cristo quell’identità che dal primo istante si era premesso e sforzato di seguire senza mezzi termini ne compromessi, lottando a mani nude con la burocrazia ecclesiastica appesantita dalle troppe logiche umane ma innamorato pur sempre dalla sposa nata dal costato di Cristo, la Chiesa.
Il costato di Francesco sanguina, tra tentativi di nasconderlo da parte sua e di scrutarlo da parte dei frati, un mistero che attende di essere svelato anche questo dinanzi al quale il dubbio, ragionevolmente,  stende le mani con le proprie richieste.
Ma coloro che vissero insieme a frate Francesco in quelle ferite hanno trovato una risposta per le loro domande, nella carne di Francesco il perché soprannaturale diventava certezza fisica, stava raggiungendo la meta promessa da Cristo in quelle parole di Vangelo che erano divenute il fondamento della Vita di Francesco e dei Frati Minori: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Ed il miracolo di giovani che seguono Cristo sull’esempio del figlio del mercante assisano si ripete da otto secoli fino ad oggi, 14 giovani provenienti dall’Italia e dal resto dell’Europa davanti la Tomba del Poverello hanno indossato l’abito francescano iniziando così l’anno di Noviziato nella famiglia dei Frati Minori Conventuali.
Guardare negli occhi di questi giovani, rivedevo l’emozione mia di 2 anni fa, il dubbio del futuro sposato alla certezza della fiducia in Colui che chiama e porta la sua novità di vita in quella di tutti questi ragazzi.
Stanno osando questi giovani nel regalare la propria vita mettendola a disposizione di Cristo e della sua Chiesa, portano la loro freschezza giovanile mista ad entusiasmo cercando le risposte esistenziali nella proposta di vita offerta a loro da Frate Francesco.
Da parte di tutti noi una preghiera perché siano operai nuovi, perché spalanchino le finestre dell’Ordine e della Chiesa ad una maggiore azione dello Spirito, permettendogli di entrare “come un vento impetuoso” e posarsi su ogni uomo e donna realizzando l’anelito di Francesco di vedere unita a Dio tutta l’umanità.

fr. Rocco Predoti

giovedì 6 settembre 2012

Una proposta vocazionale dinanzi al fallimento.


Colgo subito l’immagine che il Vangelo di oggi (Lc 5, 1-11) mi dipinge innanzi agli occhi, l’immagine cruda ed esigente di attenzione di una folla che fa ressa attorno a Gesù con il suo vociare, il suo spingersi, il suo desiderio di trovare nello sconosciuto Nazareno colui che avrebbe risolto i problemi di ognuno.
Gesù non si lascia travolgere e guarda delle barche ormeggiate, chiara traccia del fallimento di pescatori avviliti che erano scesi dalle loro barche, avevano perso la speranza di vedere ricompensate le loro fatiche e lavavano le reti.
Un viso solcato dalla rassegnazione quello dei pescatori non diverso da quello di tanti uomini e donne che “scendono” dal proprio lavoro, delusi da tutto ciò che dava speranza e si è risolto con una manciata di fumo.
Fallimento, prima che degli assetti economici ed industriali, della persona umana che non ha il coraggio di guardare in faccia i propri figli avendo perso la certezza del futuro; la persona umana non può vivere senza futuro ma non può nemmeno basarsi soltanto sulla certezza economica.
Abbiamo bisogno di altro, abbiamo bisogno di puntare in alto, di affinare l’orecchio alla voce di chi chiama nel silenzio e si fa conoscere nell’incomprensibile, e Cristo chiama Pietro a salire sulla barca per poi manifestarsi con un gesto eclatante che lui è capace di ridare speranza nel cuore di un pescatore finito, la notte si pesca che doveva essere terminata si era appena aperta ma non terminava in una rete colma di pesci, Gesù calca la mano e va oltre: “sarai pescatore di uomini”.
Tocca a Pietro accettare il gioco, fidarsi di un invito misterioso e seguire il Maestro per continuare a riempirsi di stupore, così riporta la barca alla stessa sponda da cui l’aveva ripresa, però adesso ormeggia la barca con un cuore nuovo, con il desiderio di Cristo, con il passo volto verso l’ignoto e Pietro va dietro il Maestro.
Pescatori “attenti” di uomini oserei dire, noi che il Maestro ci ha chiamati e continua a chiamarci ogni giorno, attenti alle persone che siedono stanche e deluse a lavare le reti del ricordo di un lavoro, della possibilità di ricominciare una vita, di politici che navigano in acque lontane da quelle dei comuni mortali.
Ricordiamoci tutti della nostra chiamata “urgente” ad andare a pescare uomini quasi affondati, diamoci da fare per usare reti nuove per evitare il rischio che le vecchie reti quasi logorate lascino andare via tante persone che avrebbero il desiderio di essere pescate, di avere una parola di conforto in questo labirinto di proposte di felicità.
Lasciamoci chiamare, alleggeriamo il nostro cuore e la nostra mente a Cristo, lasciamolo operare tra le nostre vie con le nostre braccia, con le nostre gambe, con le nostre menti.
Lasciamo le nostre barche, il nostro tutto e seguiamolo sulla strada che porterà ad amare.

Fr. Rocco Predoti

mercoledì 1 agosto 2012

Il mistero che manca di una sponda non diviene arcobaleno .


PUNTA ALL'ALTRO - Caporosa 2012
Accoglienza. Disponibilità. Condivisione. Responsabilità. Troppo spesso ho sentito pronunciare queste belle parole: lezioni universitarie,  corsi di formazione aziendali, dibattiti politici, slogan pubblicitari. Ma tutte le volte la stessa sensazione di vuoto, aridità, distanza. Il mio volto irrigidito dalla delusione di veder reprimere, come sempre,  il tenero desiderio di rispondere con un sorriso sincero ad un autentico invito. “Solo belle parole” , ripetevo tra me e me, “l’ennesimo gioco a batti muro dove la palla ritorna nelle mani di chi batte, il solito guardarsi riflesso e compiaciuto al proprio specchio di casa”.
Accoglienza. Disponibilità. Condivisione. Responsabilità. Sono stati i temi del campo estivo  organizzato a Caporosa dall’Acr della Parrocchia di S. Biagio di Amantea. Io ci sono stato e a due giorni dal ritorno a casa ho il cuore pieno di gioia, il volto che sorride disteso da emozioni che sento saranno durature.
No, non sono state solo belle parole. Questa volta no! Niente aule universitarie o d’albergo a 5 stelle ipertecnologiche, climatizzate e profumate. Niente  schermi ultrasottili al led  dove visionare e scimmiottare briefing a tutto spiano su modelli, paradigmi, verità, valori, solidi e duraturi quanto una gomma da masticare.
A Caporosa ho vissuto un’ esperienza vera, concreta. Vita reale.
Tre, quattro, cinque persone per camera, uno a fianco all’altro. Letti a castello per i più. Un semplice materasso a terra alla più generosa. Tutti uniti, fraternamente, attorno ad una piccola chiesetta di montagna.
Da tutti sono stato accolto. Tutti sono stati disponibili. Con tutti ho condiviso.
Riconoscente ho stretto le mie mani agli altri. Mani che si sono tra loro cercate e intrecciate tenendo stretto questo segreto nella preghiera al  Padre e nel gioco con i bambini dove tutti siamo tornati fanciulli accogliendo l’invito di Gesù a farci piccoli.
Già, ho giocato e tanto: niente batti muro stavolta, ma solo giochi dove  la palla si passa e si ripassa e quando va a terra si raccoglie e si ricomincia. A volte si va a terra assieme alla palla e ci si fa male. Ma qualcuno è pronto a farti rialzare, a curarti le ferite e ad incoraggiarti a ritornare in campo perché il posto è rimasto vacante, il tuo posto in mezzo agli altri.
E poi si sa..quando la palla si passa e si ripassa si finisce, prima o poi, per rompere gli specchi appesi  alle pareti e mandarli in frantumi. Finalmente!
Così per vedersi  è necessario  ritornare al punto di partenza. Rispecchiarsi nell’acqua limpida. Nella luce degli occhi altrui.
Perché solo incontrando veramente gli altri si scopre di se stessi una verità fondamentale.
Sono lo sguardo e la presenza degli altri a renderci visibili e vivi.
Mi sono commosso  nel vedere alcuni genitori rimanere con i loro figli. Ritrovavo nei mie ricordi mio padre che mi buttava nella mischia del cortile della chiesa, per rompere la mia timidezza. All’inizio andava bene anche la panchina, andare in porta quando nessuno voleva starci, non toccare palla per quasi tutta la partita. Appena qualche anno dopo mio padre era sempre lì ad applaudire vedendomi segnare un goal dopo l’altro, non lasciare cadere a terra una palla e andare a muro, placcare e lanciare i tre quarti in meta. Ero cresciuto.  Grazie alla sua presenza, alla sua fiducia. Senza che nessuno dei due abbandonasse il campo, senza fare a meno degli altri.
E sebbene oggi non possa più chiederglielo, so con certezza che lui lo sapesse sin dall’inizio che sarebbe andata così.  Bisogna buttarsi fidandosi dell’invito del Padre come Gesù insegnò a Pietro quella notte sulla barca in mezzo al lago.
Mi sono commosso ancora nel vedere tra gli educatori la presenza di un’ intera famiglia: nonna Carmela, Nicola, Maria Elena, Maria Teresa ed Emilia: un miracolo di generosità.
Una lezione indimenticabile per me che sto iniziando una vita da consacrare in modo pieno e totale a Dio.
La  Famiglia che testimonia così la Fede esprime una vocazione più ampia e profonda. 
Sono esempi concreti di testimonianza viva, quotidiana, e visto i mille impegni, spesso più efficaci e credibili di chi porta un abito rimanendoci  impigliato dentro a volte.
Dall’altare Padre Francesco ci ha invitato ad imparare a custodire. Io ci proverò. 
Tenere gli occhi chiusi perché le cose belle possano mantenersi, durare o perché debbano ancora essere riviste desiderando nuove occasioni.
Custodirò emozioni, volti, nomi..
..Nicola, Maria Elena, Maria Francesca, Anna, Elisabetta, Annarita, Gabriella.. Sasha che corre come una lepre e non lo prendi più..la simpatia un po’ spocchiosa ma sincera e allegra di Giuseppe.. Il garbo e la compostezza di Sara.. L’entusiasmo, la carica e l’energia contagiosa e dirompente di Emilia.. La pazienza e la tenacia di MariaTeresa..e poi Ludovica, Daria..e tutti..tutti gli Altri..
Puntare all’altro significa puntare all’unicità delle persone.
Prima di arrivare a Caporosa qualcuno ha pensato a mantenere e rendere fruibili i luoghi, organizzare i tempi, i modi e le persone. Una volta sul posto ognuno, con la sua specificità, ha dato il suo contributo, come ha potuto, come ha voluto.
C’è stato il tempo per fare ancora altro.
Ho ascoltato il silenzio. Respirato il vento. Sentito il cielo più vicino.
E in lontananza, giorno e notte,  le campane appese al collo delle caprette e delle mucche, a scandire il ritmo dei passi, a volte lenti, a volte rapidi. Comunque suoni, melodie appena accennate. Armonie.
La Natura ha i suoi cicli dove tutto, persino il rifiuto se naturale, è nutrimento.
E l’Uomo? Quando l’uomo sceglie l’artificio diventa disumano perché rifiuta la sua natura: l’umanità.
È Disumano rompere il ciclo naturale, il cerchio delle mani unite.
Interrompere, trattenersi a sé, per ruotare su se stessi fino a perdere l’equilibro, a perdersi inevitabilmente.
Umanità è ripristinare il cerchio, riprendersi e tenersi per mano. 
Circolarità del dono. Dare e ricevere gratuitamente, perché anche per noi  tutto sia nutrimento.
Già, puntare in Alto. Puntare all’Altro: perché ogni profonda conoscenza di sé nasce da una grata riconoscenza. 
 Andrea Latelli
Postulante Frati Minori Conventuali Custodia di Calabria






sabato 21 luglio 2012

Vocazione estiva...chiamati al riposo

Nel caldo dell’estate, nel tempo del riposo il Signore non manca di venire incontro a noi con la sua Parola con un dinamismo proprio dell’innamorato: chiamandoci in disparte.


Quale immagine più bella per descrivere la chiamata di ogni uomo se non questa: l’innamorato che porta in disparte per poter vivere la dimensione intima della relazione, per poter incrociare lo sguardo con Lui che per primo chiama, e poi richiama, e chiama ancora per venire in disparte.
Diceva bene Francesco, quando - parlando della sua vocazione – attribuiva tutta l’iniziativa a Lui: “Il Signore diede a me, frate Francesco”.
Gesù chiama gli apostoli a riposare con lui, a non pensare a nulla se non a Lui, non li chiama a cose magnifiche, ma a lasciar da parte ogni lavoro, ogni impegno, anche la missione stessa e stare con lui.
La vita con Cristo non è un continuo agire, un’angoscia del fare ma un poggiare il capo su di lui, a lasciar andare il pensiero a lui e sentirsi come un bambino nelle braccia della madre e vivere quella dimensione intima e tenera che Lui vuole vivere con noi.
Cristo conduce nel deserto, dove nulla d’esterno interrompe il dialogo con Lui ma esso rimane sempre il luogo della tentazione, quella di fuggire per recuperare l’attività, spesso gratificante, quella di ritrovare le nostre piccole schiavitù che ci rendono felici, quella di ritrovare la nostra voglia di fare, di sentirci vivi.
“Nel deserto parlerò al tuo cuore” canta l’autore dolce del Cantico dei cantici dove Dio si presenta come il più desideroso tra gli amanti, desideroso del cuore dell’uomo al quale parlare ed ora Cristo invita noi ad andare con Lui in disparte e far parlare al nostro cuore.
Allora lasciamoci portare in disparte da lui, lasciamo che il nostro cuore batta dentro il petto al suono delle sue parole anche in questo tempo quando c’è il rischio di sostituire al riposo mille attività alternative; recuperiamo l’intimità di Cristo, lasciamo che la nostra testa cada sul petto del Maestro e liberiamo il nostro cuore da ciò che  impedisce di essere liberi ad amati da Lui.
Spesso le tante cose da fare ci portano ad andare in mille direzioni perdendo il riferimento centrale, la strada maestra, come pecore senza pastore allora guardiamo a Lui, al suo amore materno, Lui che non prova una semplice compassione ma si sente muovere le viscere, come ben descrive Marco utilizzando un verbo materno. Lasciamoci coccolare da questo amore di madre, da Cristo che ci chiama, ci chiama a seguirlo, a seguire il suo Amore, a rimanere con Lui.

fr. Rocco Predoti

lunedì 16 luglio 2012

Creati per cose più grandi...vocazione alla felicità.


Carissimi, rieccomi ...!!!!
dopo un periodo di pausa causa esami. Intanto sono rientrato in Calabria dove trascorrerò il periodo estivo.
Sono stato la scorsa settimana a vivere un campo-scuola a Mormanno, un dolce paesino ai piedi del Pollino. Un gruppo di ragazzi pieni di vita riuniti dalla Centro Diocesano Vocazioni della Diocesi di Cassano all’Jonio per vivere una settimana insieme e riflettere sulla propria vocazione.
Bella sfida direi, far riflettere questi ragazzi sulla propria vocazione, una sfida che gli ideatori ed animatori hanno saputo cogliere e lanciare ai ragazzi stessi.
Nel parlare di vocazione si pensa subito alle varie scelte di vita consacrata e sacerdotale ed immediatamente si abbraccia o si prendono le distanze da tale idea come un po’ questi ragazzi nel sentir parlare di vocazione in molto han premesso che diventare prete, frate, suora non era nei loro pensieri.
Per calarsi nel significato autentico della parola “Vocazione” sono stati guidati da Pinocchio ed i suoi amici… Bel percorso alla scoperta di se stessi e giorno dopo giorno li vedevo aprire le loro testoline ala comprensione della loro vocazione.
Non parlo di una discesa straordinaria dello Spirito Santo stile holliwood che ad ognuno ha affidato un incarico speciale, no… ma questi ragazzini hanno preso coscienza che erano chiamati a diventare grandi o meglio persone grandi e grandi si diventa essendo felici, chiamati quindi alla felicità, ecco la loro vocazione, la vocazione di tutti: essere felici.
Così ha sintetizzato il Vescovo della Diocesi Mons. Nunzio Galantino incontrando questi ragazzi li ha incoraggiati ad essere sempre speciali e felici dando gusto a quanto ogni giorno si fa e fare tutto questo con coraggio.
Parole che non servono solo a loro ma ad ognuno di noi perché la nostra vocazione è la felicità suprema, la più bella, quella di essere Figli amati da Dio che non smette mai di amarci e per questo non possiamo non dare gusto a quanto realizziamo, a quanto le nostre mani riescono ad operare, mani che creano cose grandi.
Guardavo la spensieratezza felice di questi ragazzi ma allo stesso tempo osservavano la loro speranza in noi educatori, speranza di qualcosa di diverso da ciò che ricevono di solito, speranza di qualcosa di migliore e dinanzi a quest’attesa mi son sentito ancora una volta frate di Francesco d’Assisi, mandato proprio da Assisi per raccontare la mia vita con Cristo anche con un semplice sorriso, un’ abbraccio, una chiacchierata. Al momento della partenza mi sono sentito come il pellegrino incontrato in questi giorni: libero e leggero, come ci voleva Francesco, libero di aver svolto il mio compito e leggerò perchè non sarò più accanto a questi ragazzi, non potrò osservare e guidare la loro crescita ma ho portato con me la gioia di essere stato per loro più che una guida un fratello: un semplice frate…..un normale grillo parlante.
 
fr. Rocco Predoti

martedì 15 maggio 2012

Francesco, amico e fratello.


Amicizia è: prender per mano l’altro ed andare lontano…
Mi veniva in mente  questa frase pensando a questo valore alto e nobile ma raro. L’immagine che mi ritornava era questo, di colui che prende per mano l’amico e cammina con lui, lo aiuta, lo sostiene e lo incoraggia se la strada si fa difficile.
Perché rifletto su questo valore, perchè è un pensiero che, giorno dopo giorno mi ritorna in mente e in una vita fraterna mi si pone dinanzi ogni qual volte che il rapporto fraterno ha il sapore dell’amicizia.
Amicizia, non ha la soltanto la sua radice etimologica nel termine Amore, ma  in esso nasce ed di esso vive, non si è amici se non si ama e non si può amare senza essere amici, perciò è necessario in modo assoluto vivere nell’amicizia la vita fraterna, seguire le parole di Cristo: “Vi riconosceranno da come vi amerete”.
Francesco aveva intuito perfettamente questa dinamica, non aveva svilito il termine “fratello” ma lo tingeva dei colori dell’amicizia sin da fondersi in un amore materno quando, a Rivotorto ha tenuto compagnia di notte ad un frate che non resisteva al morso della fame o quando baciava la spalla del frate che era andato per elemosina o quando lasciava la sua tonaca a qualche frate venuto da lontano e voleva un suo ricordo.
Questi esempi non bastano a descrivere l’intimo Amore con il quale lui amava i suoi frati ed a imitazione di Cristo ha voluto essere loro servitore  e chiamandoli amici e non servi.
L’amico ti ama e soffre se tu soffri e gioisce se tu gioisci, non ti utilizza per il suo interesse e poi ti allontana, non gli sei d’ingombro, in te non vede il suo tornaconto, non ti cerca e ti allontana a suo piacimento, non si vergogna di te, non ti umilia, non ti tiene il muso senza motivo, tutto perdona, tutto di te ama, ti accetta così come sei, ti abbraccia quando gli manchi, ti comprende se sei triste, giustifica con gli altri i tuoi sbagli, ti riprende a viso aperto.
Ho avuto la gioia nella mia vita di avere amici veri, ma anche di aver conosciuto mercanti dell’amicizia che come le nuvole di marzo vanno e vengono prendendo quanto di buono abbia potuto dar loro ma ciò che più mi ha dato di sperimentare questo valore è stata la vita fraterna francescana nella quale vivo quotidianamente questa nobil forma d’Amare.


fr. Rocco Predoti

giovedì 10 maggio 2012

Una Magnifica si racconta... Dio mi ama da papà.


Mi ritrovo spesso a pensare: “ma Dio cosa vorrà da me? Cosa si aspetta da me? È giusto quello che faccio? Dove sbaglio? Perché non ho forza sufficiente per riuscire a non sbagliare?” poi accade sempre qualcosa, mi arriva un segno dal cielo e di domande non ne ho più.
Io sbaglio perché devo sbagliare, senza i miei sbagli commessi  non sarei quella che sono e se sono un prodigio di Dio il Signore mi ama così.
Ringrazio Dio per tutto quello che sono, anche per i miei sbagli, mi fanno crescere, capire, amare, ringrazio Dio perché ci sono, perché ho voglia di vivere, per tutto quello che riesco a fare con amore; ringrazio Dio per il mio prossimo, per chi mi vuole bene e anche e soprattutto per chi mi metterà i bastoni tra le ruote, perché sarà allora che riuscirò a capire dove arriva la mia Fede.
Sta piovendo, l’acqua fa rumore sopra le foglie, ma non mi sto bagnando in questo bosco, su questa pietra fredda, nella solitudine, mi sento bene, non mi sento sola ed abbandonata come spesso mi capita nella mia stanzetta. Forse sto riuscendo a trovare quel tesoro che poche volte ho stimato, quel tesoro peri quale non dovrei mai smettere di ringraziare Dio.
Mi  viene in mente una lettera del mio Papà che mi ha dato ad un’ incontro di AC qualche mese fa, è attaccata nella mia stanza, l’ho letta una volta, mi fa ricordare quanto poco pensi a lui, ci passo tutti i giorni lì davanti, ma non mi sono mai fermata a rileggerla con calma, per la fretta, perché avevo altro da fare , cose che prima erano essenziali ed ora mi sembrano assurdità , però il senso di quella lettera è ben presente nel mio cuore: “Io sono qui per te sempre”. Negli ultimi mesi della mia vita non ho fatto altro che lamentarmi, tutto va male, non c’è niente e di buono, etc. vedevo solo le mie orme sulla sabbia e invece non mi ero accorta che quelle orme non erano le mie ma del mio Papà che mi portava in braccio, non so e non saprò mai se quello che faccio va o andrà bene, però so che il Signore mi accompagnerà nel mio cammino e se sto con Lui, non potrò sbagliare…
p.s. Trovate il tesoro nascosto nel campo…capirete tutto….
Marta

domenica 29 aprile 2012

L'Amore di Dio rimane per sempre...amore vocazionale.



Carissimi, oggi, Domenica del Buon o Bel Pastore, la Chiesa ci chiede di pregare perché il Signore mandi operai a lavorare il suo terreno, il terreno di questo mondo, un terreno assetato di verità e di Amore. Operai che, infiammati da quest’Amore scelgano di seguire i passi di Cristo.
Riporto qualche stralcio del Messaggio per la 69° Giornata di Preghiera per le vocazioni di Benedetto XVI, incentrando le motivazioni della scelta vocazionale come risposta all’Amore:


“ Noi siamo amati da Dio “prima” ancora di venire all’esistenza! Mosso esclusivamente dal suo amore incondizionato, Egli ci ha “creati dal nulla” (cfr 2Mac 7,28) per condurci alla piena comunione con Sé.

Preso da grande stupore davanti all’opera della provvidenza di Dio, il Salmista esclama: “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (Sal 8,4-5). La verità profonda della nostra esistenza è, dunque, racchiusa in questo sorprendente mistero: ogni creatura, in particolare ogni persona umana, è frutto di un pensiero e di un atto di amore di Dio, amore immenso, fedele, eterno (cfr Ger 31,3). La scoperta di questa realtà è ciò che cambia veramente la nostra vita nel profondo. In una celebre pagina delle Confessioni, sant’Agostino esprime con grande intensità la sua scoperta di Dio somma bellezza e sommo amore, un Dio che gli era stato sempre vicino, ma al quale finalmente apriva la mente e il cuore per essere trasformato: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (X, 27.38). Con queste immagini, il Santo di Ippona cerca di descrivere il mistero ineffabile dell’incontro con Dio, con il Suo amore che trasforma tutta l’esistenza.

L’amore di Dio rimane per sempre, è fedele a se stesso, alla «parola data per mille generazioni» (Sal 105,8). Occorre, pertanto, riannunciare, specialmente alle nuove generazioni, la bellezza invitante di questo amore divino, che precede e accompagna: esso è la molla segreta, è la motivazione che non viene meno, anche nelle circostanze più difficili.

L’Amore è il motore della vocazione, questo lo dimostrava già Francesco quando l’Amore divenne per lui talmente forte da farlo bruciare, come descrive la Legenda Maior di S. Bonaventura:

“In lui l’incendio indomabile dell’amore per il buon Gesu`
si era sviluppato in vampe e fiamme di carita` cosı` forte, che le
molte acque non potevano estinguerla.
3. L’ardore serafico del desiderio, dunque, lo sopraelevava
in Dio e un dolce sentimento di compassione lo trasformava
in Colui che volle, per eccesso di carita`, essere crocifisso.”

Fr. Rocco Predoti

mercoledì 25 aprile 2012

Incontro Vocazionale: Formati da Gesù.

Ritorna l'appuntamento con Gesù per scoprire quale progetto ha per noi, per scoprire meglio la propria chiamata, la propria vocazione.
Il Week-end vocazionale ti dà l'opportunità di raccoglierti in silenzio con Dio, aiutato dai frati, ascoltare come frate Francesco nel silenzio del tuo cuore la Parola che Dio ti rivolge, per invitarti a seguirlo.
Per chi vive in sè il desiderio di diventare frate francescano e condividere la vita dei Frati Minori Conventuali ti aspettiamo Sabato 28 e Domenica 29 Aprile al Convento di S. Bernardino ad Amantea guidati dal tema: Formati da Gesù.


Per partecipare chiama: Fr. Francesco  Celestino, 0982/424379.



lunedì 23 aprile 2012

Diventare frate francescano... la risposta di un giovane.





Ciao a tutti fratelli !!!
Sono Bruno, ho 25 anni e provengo da Salerno; da ottobre dello scorso anno sono a Benevento per vivere  la formazione iniziale che prende il nome di postulato, primo cammino per diventare frate francescano.
Vorrei riassumere la mia esperienza vocazionale (come credo quella di tutti), con la parola Amore. Sono qui perché attratto dal Signore che, in ogni istante della mia vita, mi ha amato profondamente; Lui che è buono, Lui che è Amore attrae in modo incredibile con la sua Parola, con la sua presenza. Bisogna però porsi in ascolto; diventare un’anfora vuota per essere pieno di Dio.
            Il Signore mi ha messo nel cuore una sorta di nostalgia di Lui per cercarLo sempre con coraggio e passione fino ad arrivare qui, tra i Frati Conventuali per discernere la Sua chiamata e  per perfezionare la risposta che do e che cerco di vivere al meglio insieme ai miei fratelli.         
Tutto ebbe inizio nel 2005 ad Assisi dove feci i miei primi esercizi spirituali.
                         Credo che proprio in quei giorni la figura del poverello di Assisi mi colpì profondamente, mi turbò ma i tempi di Dio non sono i miei tempi…e così continuai la mia vita indifferente, gettando questa esperienza sotto la sabbia, temendo che fosse soltanto una mia impressione.
Intanto però l’amore scava, scatena, provoca, incoraggia…fino a lasciare tutto, abbandonare ogni mio progetto di studio e di vita. Una scelta piena di timore, di paura, di domande…ma nel frattempo piena di gioia, piena di entusiasmo e di slancio che mi hanno fatto sentire completo, come se non avessi bisogno di nient’altro…fino ad arrivare qui per seguire il Signore allo stesso modo di S. Francesco, per diventare frate e testimoniare, con la vita, in modo semplice, il Vangelo.
 
Diventare frate per me vuol dire vivere in libertà, liberi nello spirito per amare direttamente Dio con i fratelli; vuol dire vivere con gioia per lodare Dio di tutte le meraviglie che compie ogni giorno; vuol dire vivere con i fratelli con cui condividere la vita, l’esperienza di Dio, la preghiera e la gioia; vuol dire essere dono e vivere gli altri come dono di Dio nel servizio: vuol dire essere pieni di stupore e meraviglia verso le cose più semplici. Insomma: liberi per essere ricompensati all’infinito, senza calcoli!
           

Mi chiedo perché un giovane dovrebbe vivere un’avventura francescana?

Credo semplicemente  che il Signore chiama tantissimi giovani sui passi di Francesco e che debbano, con serenità, capire cosa Lui vuole da loro.

 Ognuno di noi ha il diritto di comprendere quale sia la strada per arrivare alla gioia immensa e piena…perché il Signore ci vuole innanzitutto e soprattutto felici!
Allora cari giovani, coetanei e non, mettetevi in ascolto…muoviamoci per seguire Gesù che dice: “venite e vedrete”. Andiamo per vederLo, andiamo per comprendere, andiamo nel silenzio per ascoltarlo, andiamo in preghiera per parlargli, andiamo per affidargli ogni nostra paura, gioia, sofferenza, andiamo per metterci al suo servizio : innanzitutto andiamo!
Abbandoniamoci a Lui che ci “ha chiamato amici” e che ogni giorno, attraverso le persone che ci circondano e gli eventi che accadono, ci guida…per quella strada che, nonostante sia in salita, porta alla gioia vera, porta al tesoro nascosto che distrugge la tristezza del mondo.

Bruno Giordano

giovedì 19 aprile 2012

La Vocazione Francescana ha il Volto Giovane.





La settimana di Pasqua, la settimana dello stupore contemplativo del sepolcro vuoto, la settimana fondata sull’alba del giorno nuovo ha visto, ad Assisi, l’alba del giorno nuovo per il francescanesimo europeo.
Radunati attorno alla tomba di Frate Francesco, 300 giovani Frati Minori Conventuali provenienti dalle diverse case formative sparse in Europa, accompagnati dai nostri formatori, ministri provinciali ed il Ministro Generale fr. marco tasca, abbiamo vissuto una settimana insieme per riflettere sul nostro carisma francescano e per poter approfondire la consapevolezza che siamo noi “il Volto giovane del francescanesimo” europeo.
Si è vissuto un clima di festa ed armonia sin dal mometo dell’arrivo di tutti incontrandosi davanti la basilica, non era la scena dolcificata di un film ma un insieme concreto e reale di sentimenti gioiosi di fratelli che si corrono incontro abbracciandosi dopo tanto tempo che non ci si vedeva, ma amore fraterno.
Questo dimostra che l’Amore fraterno ancora è possibile e questo sperimentato nel ritorno alla casa paterna, così definita da tanti dato l’eco ridondane: “finalmente a casa”.
Non mi dilungo a ripetere le cifre dell’evento ma racconto la qualità della gioia che ci ha animati.
Si vedevano scene di gioia autentica, avvertendo nel fratello che stava acanto e che si rivedeva dopo tanto tempo oppure che non si era ancora conosciuto, pur di un’altra lingua e cultura l’appartenenza alla stessa famiglia e la condivisione dello stesso ideale.
particolare è stata la gioia mia e dei miei compagni con i quali ho trascorso l’anno di Noviziato ad Assisi quando ci siamo riabbracciati dopo il tempo trascorso dal giorno della Professione dei voti il quale sembrava non fosse mai trascorso ma anzi la lontananza aveva accresciuto in noi il desiderio di rivederci.
Ovvio lo scambio di esperienze di questo tempo di formazione ma durante la settimana ogni momento era opportuno per ritornare a star insieme rivivendo la gioia dei tempi del Noviziato, perché questo tempo lega in maniera particolare noi frati, e noi nonostante le differenze culturali ci eravamo lasciati come un gruppo compatto e tali ci siamo ritrovati.
Ma lo sguardo non può limitarsi solo alla gioia di rivedere i compagni di Noviziato ma tanti sono stati i frati conosciuti provenienti da Polonia, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Inghilterra, Germania, Francia e con loro condividere la propria esperienza di vita e nemmeno le difficoltà legate alla differenza di lingue ci hanno impedito di vivere momenti di fraternità.
Insieme abbiamo pregato sulla Tomba di Frate Francesco, insieme abbiamo mangiato e vissuto momenti di festa, ci siamo confrontati sui fondamenti del nostro ideale ed insieme abbiamo attraversato Assisi  per andare a rivedere i luoghi delle nostre radici passando per S. Damiano e Rivotorto dove nel Tugurio la Fraternità itinerante ebbe la sua prima dimora per poi cedere il posto ad un asino ed al suo padrone.
Tanta era la meraviglia e la gioia negli occhi della gente nel vedere questo volto giovane del Francescanesimo e della Chiesa, un volto capace di dare speranza e ricordare che la Chiesa non è qualcosa che “puzza di vecchio” ma “profuma della novità giovanile”, la novità del Vangelo di Cristo risorto che giovani ancora oggi sono disposti a vivere ed annunciare secondo lo stile di Frate Francesco.

fr. Rocco Predoti

martedì 17 aprile 2012

Vieni e seguimi…la Bellezza dell’Amore.


Mi presento, sono fr. Rocco Predoti, ho 27 anni e provengo da Cittanova in provincia di Reggio Calabria, tuttora sono in formazione nel convento “Franciscanum” ad Assisi dove ho fatto la professione dei voti lo scorso Settembre.
Spesso continuo a chiedermi: Perché ho fatto la professione dei voti? una domanda che non guarda ad una scelta fatta in un momento ma che si proietta verso il futuro; forse rende meglio cosi: perché scelgo ogni giorno di vivere la vita dei frati secondo lo stile di Frate Francesco?
Più cerco le risposte e più comprendo come la scelta non sia io a farla, quanto Colui che sceglie, io semmai accetto di farmi scegliere.
Così, mi son sempre chiesto perché ha scelto me, perché tra tanti e numerosi giovani ha voluto proprio a me fare la sua Proposta d’ Amore.
Guardandomi non posso dire che Dio chiama e sceglie e più bravi  e valorosi ma ama e basta ed ho potuto sentire il suo sguardo posarsi sulla mia vita, uno sguardo di innamorato, di quelli che bruciano a sentirli addosso e ti fanno bruciare dentro.
Si, l’Amore non lascia impassibili ne freddi, l’Amore provoca e fa reagire e Dio quando ama si fa sentire, in particolar modo quando chiama a vivere con Lui.
L’ho sentito avvicinarsi nella mia vita, proprio nel momento in cui, come i discepoli di Emmaus, me ne tornavo deluso, alla mia vita e lì si è fatto mio compagno di cammino,  giovane in cammino ed in ricerca di una verità che avesse il valore della mia vita.
Ricercavo il senso più alto della mia vita, più che qualcosa, qualcuno a cui potermi dare in modo totale, un ideale di quelli per i quali daresti tutto di te, che non tramontano o deludono e quindi avevo il mio studio, il mio amore.
Così Cristo mi si è fatto compagno di vita, lo ha fatto con una sua Parola, piccola ma gigante: “ trovato il tesoro nel campo vendette tutto per comprare quel campo”.
Ed è così che, insieme ai miei cari amici della parrocchia “S. Girolamo”, veniamo ad Assisi diretti all’Agorà di Loreto nel 2007 e qui, Cristo si è fatto più vicino, facendomi intravedere un modo per comprare il suo campo: La scelta di Francesco.
Ritornavano in quei mesi un tam tam di pensieri perché dinanzi alla proposta di Dio non si può restare impassibili o fare i conti: dinanzi all’Amore non si fanno conti.
Un solo conto ho fatto: mi sono affidato alla direzione del mio padre spirituale e così ho fatto qualche esperienza di vita fraterna.
In quella vita Cristo mi si è fatto sempre più vicino, così vicino da innamorarmi di Lui e lo dico, anche se può apparire un’assurdità ma vivendo in fraternità mi sono innamorato sempre più di Lui.
Non posso non parlare di Amore quando parlo della mia storia vocazionale, perché amandomi Dio mi ha chiamato ed amandolo ho risposto; con la sola differenza che il suo Amore è infinito e forte mentre il mio è debole quanto debole può essere un uomo ma è questo che più mi da gioia perché l’Amore di Dio nulla esige se non permetterlo di amarmi.
Nel suo Amore ho trovato il mio tesoro, quanto di più bello possa esserci e per averlo ho venduto tutto ciò che di bello avevo, non perché fosse brutto ma perché Dio è Bellezza, una Bellezza per la quale Francesco ha eseguito quanto Dio gli rivelava lasciandosi affascinare da questo passo del vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni e seguimi
». Ho lasciato gli affetti per seguire l’Amore, per lasciarmi andare nel buio del mistero sorretto dalla fiducia in dio che cadrò tra le sue mani; quest’esempio mi ha fatto il mio parroco prima di partire per il convento. Lasciarmi andare all’Amore di Dio libero e leggero come Francesco per le vie d’Assisi anch’io per le vie di quell’angolo di Calabria dove la libertà è un grande desiderio ed il cammino troppo spesso è appesantito da troppi pesi  che non impediscono a me e tanti giovani di sognare un presente ed un futuro migliori per tutti.
Ho lasciato la mia terra per seguire questo progetto di Dio che mi ha portato sin qui a vivere ad Assisi e qui formarmi per poi ritornare tra la mia gente, con la quale ho vissuto e condiviso la mia storia ed in questa storia Dio è sceso per incontrarmi e chiamarmi a seguirlo.
La novità della mia vita sta nel fatto che Dio non mi ha deluso nelle sue promesse mettendomi dinanzi agli occhi molte più cose di quante ne abbia potuto lasciare per seguirlo, perché è vero che “Cristo non toglie nulla ma dona tutto”, diciamo che sto ben comprendendo la sfida di una chiamata all’Amore eterno in mondo dove tutto attorno sembra durare il tempo di un soffio. E’ un continuo andare contro corrente, me ne rendo conto, ma seguire Cristo secondo lo stile fraterno di S. Francesco non mi permette mai di essere da solo perché avere accanto dei fratelli mi porta a crescere sempre più e cogliere l’Amore di Dio per mezzo dei tanti piccoli gesti quotidiani che mi fanno sentire sempre amato.
Non mi stancherò mai di vivere dell’Amore di Dio, Lui che ha preso la mia vita e la sta trasformando e come frate Francesco posso dire: “Il Signore mi diede”.
Il Signore da e non mi fa mai restare nel buio della notte, mai sconfitto dalla vita, ma mi da la capacità di testimoniarlo secondo le mie possibilità e raccontarlo alle tante persone che incontro, ai tanti sguardi che incontro e vedo assetati di Dio, in particolare i giovani, usati da tutti e da tutti dimenticati, assetati di verità.
 A loro posso raccontare la mia Verità: ho trovato l’Amore, nella bellezza della mia terra, della mia storia: Tu sei Bellezza.

                                                                                                                                        fr. Rocco Predoti

venerdì 30 marzo 2012

Spacca il mondo e cammina insieme... Andare 2a2






Con gli occhi pieni di stupore guardavo quello che accadeva Domenica nella Chiesa di S. Bernardino ad Amantea: più di 200 giovani calabresi che avevano risposto all’invito di viere una giornata diversa dalle altre solite domeniche, avevano rotto seppur per poche ore il solito tram tram domenicale.
Mi chiedevo, e non ero il solo, quale fosse il motore che aveva spostato quei giovani dalle loro postazioni di combattimento quotidiano, postazioni che non facilmente si abbandonano ma quella domenica del 25 marzo loro erano lì.
E la domanda mi girava e rigirava per la testa: Cosa stavano cercando quei giovani lì, in un mondo che ci obbliga e convince a non fare nulla che non ritorni utile ed in un periodo dove si è costretti a dover rinunziare a ciò che non è prettamente necessario loro erano lì, fissi, attenti, con la loro voglia di vita e di grandezza tutta concentrata in un ascolto, erano pienamente sintonizzati ad ascoltare dentro una Chiesa.
Assurdo, direi, giovani che ascoltano dentro una Chiesa in un tempo dove, Facebook, News, Tabloid, bollano tutto ciò che esce dalla bocca di un prete come Palloso o inutile perdita di tempo, ebbene si, i giovani di facebook stavano perdendo del loro tempo ad ascoltare un prete.
Erano sintonizzati ad ascoltare un messaggio particolare, che non sempre si ascolta, un messaggio controcorrente: Andare 2 a 2 per il mondo.
Si ricalcava il segno su un argomento per il quale, spesso non si dorme la sera, o si fanno follie, si soffre o si gioisce: l’Amicizia o meglio ancora l’Amore.
Si ascoltava un prete stravagante, di quelli che non si rassegnano a dover svolger il loro ministero tra una novena ed un funerale, a guidar il rosario delle vecchiette ed accontentarsi a far il solito incontro ai soliti giovani che nemmeno il terremoto li schioda dai banchi della Chiesa non curanti dei tanti giovani che bivaccano nelle Piazze delle Chiese. Un prete, Don Marco che parlando dell’Amicizia, raccontava come essa fosse l’unica condizione necessaria per andare per le strade del mondo a vincere quella solitudine che, lentamente sta invadendo le nostre vite, lentamente si affaccia a noi con i luccicanti strumenti moderni ma sempre più ci lascia inesorabilmente soli.
E la solitudine, si sa, ci fa soffrire, piangere e cadere sempre più in basso, ma quel prete lì stava a gridare che è possibile la reazione a questo male, è possibile con il dono dell’Amicizia.
Essa fa fare cosa sempre nuove, guarisce le persone, ci rende belli agli occhi di qualcuno, ci dà coraggio ad affrontare le avventure della vita, ci mette in mano l’arma vincente contro tutte le paranoie, ci fa essere meno strafottenti ma più generosi, ed oggi la generosità è un segno di assoluta novità.
L’assoluta novità dell’Amicizia scoperta da Francesco d’Assisi che ha saputo dare un calcio alla sua vita, alle solite passeggiate, ai soliti corteggiamenti, si era insomma rotto le scatole di fare quello che tutti facevano, aveva saputo scendere dall’enorme carro del “così fan tutti” e cavalcare la sua libertà.
Credo che oggi Francesco rivive in tutti voi giovani che non vi accontentate del solito divertimento, della solita critica a tutto, del solito non senso, del solito trucco per essere belle, della solita moda, della solita Chiesa dei pii e devoti, delle solite devozioni e prediche, del solito qualunquismo ma cercate qualcosa in più.
Quel qualcosa, Don Marco ed i Frati vi hanno consigliato di cercarlo in voi, voi che vi siete alzati presto un mattina di domenica di Primavera e siete venuti in Convento ad Amantea.
Voi siete il miracolo più bello di questa primavera, voi che vi aprite alla Bellezza di Cristo come i germogli che ora si aprono alla Vita, voi siete il volto bello della Calabria, sono i vostri sorrisi che i giornali dovrebbero mettere in prima Pagina piuttosto che le solite facce di gente che i sorrisi cerca di toglierli.
Continuate così, continuate a cercare, continuate a camminare 2 a 2,  continuate ad ascoltare Cristo e guardarlo negli occhi dei vostri Amici, fidanzati, sposi….
 
fr. Rocco Predoti, ofm conv

martedì 20 marzo 2012

Semplicità di un frate, Amore Francescano.


«Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale…» (Cantico delle creature, v. 12).
 Il 17 marzo è tornato alla Casa del Padre Fr. Mario Brentazzoli  Frate Minore Conventuale all’età di 78 anni,
 Sacerdote della Custodia Provinciale «Ss. Daniele e Compagni Martiri» di Calabria 

Ecco alcune testimonianze e manifestazioni di affetto su Padre Mario giunte ai frati da parte di chi lo ha potuto conoscere più da vicino:

@Ricordo con grande affetto la figura del caro Padre Mario. Una persona dolce e simpatica. Ricordo ancora le sue melodie d'organo nella basilica dell'Immacolata. Possa dalla "pace dei beati" pregare per tutti noi.                                                Don Giovanni Scarpino, cancelliere vescovile

@ Uniti nella preghiera vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla Famiglia Francescana dei Frati Minori Conventuali della Calabria per la dipartita di Fr. Mario Brentazzoli. Il Signore Gesù l'accolga nella casa del Padre. Condoglianze da parte mia e del Consiglio regionale OFS di Calabria.
                                                                                                          Pietro Salerno, Ministro regionale OFS

@ Condoglianze! Lo conoscevo e lo apprezzavo nella sua semplicità. Non si era mai fermato neppure davanti a un muro; credeva che di là c'era ancora tanto spazio. Adesso ha conosciuto anche l'altro spazio che lo unisce ai più, specialmente all'ottimo fratello missionario Giuseppe che lo aveva preceduto. Pace, o anima benedetta! Sarò con voi spiritualmente unito nel giorno dei suoi funerali. Prego estenda ai confratelli della custodia. Aff.mo in San Francesco.        Fr Albert M Sammut OFMConv, Collegio Padri Penitenzieri Vaticani - 00120 Stato Città Vaticano

@ Conservo un ricordo indelebile di p. Mario. Sempre disponibile sempre allegro... ricordo il suo sorriso dolce quando mi chiedeva se avevo tempo per visitargli la gola dopo un giorno passato a cantare nel coro della chiesa... Quante volte l'ho visto in sella alla sua bici arrancare su per la salita che porta al sacro cuore... adesso, con un bel paio d'ali, sorvola il cielo... buon viaggio verso la casa del padre, nei suoi giardini meritato riposo... a cantare ancora l'Ave Maria.          Dott.ssa Teresa Cona

@ Siamo vicini a voi per la morte del nostro fratello Mario. Fraterne condoglianze e assicuriamo la preghiera. Ad Corpus Beati Francisci.               P. Giuseppe, custode

@ Io personalmente ho un dolce e tenero ricordo di Padre Mario.. mi dispiace molto per la sua scomparsa, a te e a tutta la Comunità Francescana un abbraccio.               Maria Conte

lunedì 19 marzo 2012

Viva il Papà, vocazione all'Amore


Bella e dolce, infantile quanto adulta la festa che, oggi, ci ricorda la figura del Papà.
Tutto ha origine dalla festa di un papà esemplare, San Giuseppe che seppe vivere con responsabilità, dignità, gioia e sacrificio il suo ruolo di padre oltre la fisicità della relazione.
Giuseppe uomo giusto, viene chiamato un titolo che di questi tempi è di difficile lettura, ridondando la domanda: cos’è giusto?
Ma Giuseppe seppe fare della sua paternità la prima giustizia responsabile custodendo ed educando quel bambino nell’alone del mistero, perciò uomo giusto ed anche paziente, uomo dell’attesa che mai si ribellò ad un progetto di vita a tratti incomprensibile sin dalla notizia di Maria sua fidanzata di esser incinta.
Da lui possiamo cogliere il gusto di accogliere il progetto di Dio nel silenzio e nel mistero non come uomini e donne sottomessi ma come persone responsabilmente attivi che  impiegano tutto sé stessi  nella collaborazione al progetto di Dio.
Nell’ammirare questa figura di padre, ricordiamo il ruolo del padre, ruolo bellissimo e fondamentale per la vita e lo sviluppo di ogni persona, la bellezza dell’eessere padre non può essere sganciata dalla responsabilità che parte sin dal momento del concepimento per terminare nel momento della morte, quando un padre fa “Testamento” con il figlio, ovvero non il solo lascito materiale, ma nell’uso antico del termine “Testamentum” quando il padre stringeva un patto con il figlio di continuare l’opera educativa sociale e familiare del morente.
 Il ruolo del padre che, oggi, ha bisogno di essere rivalutato, di esser rivestito di nuovo di una dignità, in particolare in quelle tristi situazioni di uomini che han visto crollare il progetto di una famiglia e si ritrovano ad esser padri part-time e presenti con il solo mantenimento mensile stabilito da un giudice.
E’ triste vedere come, la società che con il divorzio, invece di portar benessere e sviluppo ha portato tristezza e solitudine. Quanti uomini oggi trascorreranno questa festa con un desiderio di una famiglia unita e felice, con le letterine come un tempo, invece no. Stessa situazione per la festa della mamma.
Emerge questa riflessione dopo un dibattito alla radio ascoltato questa mattina, ovvero come vivono questa festa i padri single. Ne emergeva un quadro indegno di un paese sviluppato come dovrebbe essere l’Italia, ma ciò che impressiona è il fatto che non si tratta di casi isolati, ma di tanti, troppi uomini che non possono accompagnare i loro figli nel normale sviluppo. Come è vero che tanti sono anche i padri che non vogliono stare accanto ai loro figli.
Questa festa ci faccia ricordare ciò che siamo, innanzi tutto figli bisognosi di essere amati e non delusi da una realtà che abusa di uno strumento come il divorzio che, doveva aiutare quelle situazioni invivibili, che oggi si rivela come una risposta alla mancanza di responsabilità.
Mi viene da concludere, infantilmente, con una breve dedica al mio ed a tutti i papà: CARO PAPA’ TI VOGLIO BENE.

Fr. Rocco Predoti

venerdì 9 marzo 2012

Week end Vocazionale - Chiamati da Gesù

Anche per noi è valido l'invito di Gesù a stare da soli con lui, per poter rivelarci la sua gloria come per i discepoli sul Tabor.
Insieme a S. Francesco ed i suoi frati puoi fermarti il 17 e il 18 marzo 2012 per lasciarti chiamare da Gesù.
Ti aspettiamo al Convento di S. Bernardino ad Amantea.
Il Tema della giornata sara: CHIAMATI DA GESU'.

Per informazioni chiama: fr. francesco Celestino, 0982-424379
oppure rivolgiti al tuo parroco.....
                                     Buon Cammino !!!

lunedì 5 marzo 2012

Chiamata vocazionale, risposta in cammino.

Il coraggio di lasciarsi amare, di lasciarsi coinvolgere nel turbine dell'Amore di Dio, rispondendo passo dopo passo alla sua chiamata.
Il cammino quaresimale, ci conduce dentro al cammino della vita, ma non ci lascia soli, come un padre che educa ci prende per mano e ci porta lungo questa via, a tratti difficile, a tratti dubbiosa, a tratti complicata, a tratti con delle domande che si alzano giganti innanzi alla nostra vita ma è necessario lasciarsi condurre con fiducia e speranza, sapendo attendere le risposte che giungeranno, ma tocca attendere, come gli apostoli che, sul monte tabor, dinanzi alla domanda su cosa significasse ciò che avevano visto, Gesù chiedeva di attendere.
Mettiamoci nell'atteggiamento del bambino che, fidandosi dell'amore della mamma e della sicurezza del papà si lasciano avvolgere la manina da quella del genitore e camminano con loro.
Camminiamo verso la Pasqua cogliendo la sapienza e la dolcezza che ci vengono date dalle fermate domenicali, fermate dove il Padre ci fa vedere il cammino percorso e quello da percorrere.
Non scoraggiamoci se il cammino verso la Pasqua è lungo, e sopratutto se sulla vetta c'è collocata una croce, perchè nel momento del dolore, dell'abbandono, della sfiducia, della tristezza, dell'angoscia potremo rispondere insieme a Cristo al Padre urlando dalla nostra solitudine, al Padre che sul Tabor dice di Cristo: "Questo è il mio Figlio: Ascoltatelo !".
Lasciamoci affascinare dall'ascolto di Dio, ascolto che genera la Misericordia di Dio, quella Misericordia che ha trasformato la vita di Frate Francesco, 800 anni fa per le vie di Assisi.
Ecco le parole che Francesco ha lasciato prima di morire nel suo Testamento da dove emana il profumo della sua esperienza, del suo cammino, della sua attesa, della sua sofferenza sula croce con Cristo.
Queste parole entrino nel cuore di tutti, in particolare nel cuore di chi avverte la chiamata di Dio, rispondendo con il desiderio di diventare frate, perchè questo desiderio, questa fiamma vocazionale sia alimentata dall'esperienza vera e concreta dell'Amore di Dio.


Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a
fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava
cosa troppo amara vedere i lebbrosi,  e il Signore stesso mi
condusse tra loro e usai con essi misericordia .  E allontanandomi
da loro, cio` che mi sembrava amaro mi fu cambiato
in dolcezza di animo e di corpo . E in seguito, stetti un poco
e uscii dal secolo .   (Dal testamento di S. Francesco)




Fr. Rocco Predoti

domenica 4 marzo 2012

Andate in tutto il mondo e…annunciate il Vangelo.


Tanto tempo è trascorso dal giorno in cui Gesù affidò tale compito ai suoi discepoli, ed oggi esso è quanto mai attuale.
Su quest’invito da allora son state attraversate frontiere, culture, nazioni, non c’è angolo  della terra che non abbia conosciuto l’annuncio della Buona Novella.
Si è sempre avuto a cuore di trasmettere quanto si è ricevuto ed anche frate Francesco avvertiva l’esigenza di trasmettere quel Vangelo che gli aveva trasformato la vita, mosso da ciò partì per le terre del Medioriente ed invitò i suoi frati a fare altrettanto.
Otto secoli che i frati francescani continuano l’ardente desiderio di Francesco di annunciare la bellezza del Vangelo ed ancora oggi attuano tale desiderio nelle  diverse missioni nei cinque continenti arricchendo le chiese locali con il carisma francescano conventuale, favorendo lo scambio tra le antiche e le nuove presenza dell’Ordine mediante un mutevole aiuto, incontrando Cristo nel volto di ogni persona.
Anche in Assisi, tra le diverse attività realizzate dai  frati, se pur in loco viene vissuta la missionarietà dal Centro Missionario che  si pone l’obiettivo di promuovere e far conoscere le opere missionarie dell’ Ordine ai pellegrini e turisti che transitano dinanzi alla nostra porta d’ingresso situata sulla via principale di Assisi ad opera dei chierici del Seminario “ Franciscanum”.
Per mezzo di stand, foto, oggetti provenienti dalle diverse terre di missione vengono illustrate le realtà missionarie, si collabora anche ad una raccolta fondi ma oltre a queste attività ne emerge un’altra molto importante strettamente legata con la promozione missionaria.
Oserei chiamarlo “Ascolto missionario”, ovvero accogliere l’esigenza di tante persone che, sostano presso il Centro per vedere la Mostra Missionaria, chiedono informazioni varie sulle missioni, sulla realtà dell’Ordine, sulla nostra identità da consacrati  e ci parlano dei loro dubbi, delle loro situazioni quotidiane, chiedono di essere semplicemente ascoltati, come un giorno piovoso di questo inverno, quando per le strade di Assisi non passava nessuno, entra nel Centro missionario una ragazza che, raccontando della sua vita, manifestava il desiderio di offrire la sua preparazione medica in terra dei missione a coloro che non hanno nulla e basta poco per renderli felici lamentando che la nostra gente  spesso soffre d’insoddisfazione riguardo alle cure mediche; in un pomeriggio piovoso abbiamo permesso al Vangelo di continuare la sua efficacia dando senso ad una persona che il senso della vita rischia di perderlo.
Allora mi accorgo di non essere troppo distante dall’attività dei nostri confratelli,  ci ritroviamo ad essere in contatto con gente sconosciuta ma che immediatamente diviene familiare, gente da ogni parte d’Italia e del Mondo con un movimento invertito rispetto ai missionari, ovvero è la gente che viene da noi, forse attratta da quel poco di semplicità in più che basta a renderci diversi da tutto ciò che circonda la vita quotidiana.
Gente assetata di verità, di giustizia, di pace ma soprattutto gente assetata di Dio che vede il nostro essere “segno” della sua presenza nel mondo ed ha esigenza di trovare nel nostro stile di vita, nel nostro carisma francescano  un rimando ad una realtà migliore e diversa da quella faticosa, apatica e quotidiana.
Essere missionari, se pur fermi ad attendere i pellegrini, ciò dimostra come la missionarietà vada ben oltre l’andare fisico, questo viveva già la Patrona delle Missioni Santa Teresina di Gesù monaca carmelitana che visse la sua missione nella piccola clausura di Lisieux.
Ecco in poche parole la sintesi non tanto di ciò che facciamo, ma di ciò che siamo, in quanto si fa ciò che si è, e noi siam ben contenti di essere “Ascoltatori Missionari”, testimoni del Vangelo, testimoni d’Amore .

Fr. Rocco Predoti
Fr. Anton Giulio Vacanti