Era lì, Francesco, su quel monte lontano da tutto e da
tutti, andato per incontrare se stesso e il suo Dio, l’Amore tanto forte e vivo
che lo chiamava ed ora sembrava lontano ma lui sapeva che c’era, era vicino
eppur silenzioso.
Su quel monte non ha tardato a farsi sentire, era uomo crocifisso,
lo stesso presente a S. Damiano era ancora lì, ardente facendo andar il ricordo
al roveto del Sinai, contagiò Francesco del suo ardere provocando in lui un’infinita
gioia e dolore che partivano dal cuore e lo facevano dilatare.
Dei raggi dalle mani, dai piedi, dal costato del
Crocifisso per poi diventare segni sulle mani, sui piedi e sul costato ma di
Francesco, lui un nuovo Crocifisso assumendo di Cristo quell’identità che dal
primo istante si era premesso e sforzato di seguire senza mezzi termini ne
compromessi, lottando a mani nude con la burocrazia ecclesiastica appesantita
dalle troppe logiche umane ma innamorato pur sempre dalla sposa nata dal
costato di Cristo, la Chiesa.
Il costato di Francesco sanguina, tra tentativi di
nasconderlo da parte sua e di scrutarlo da parte dei frati, un mistero che
attende di essere svelato anche questo dinanzi al quale il dubbio,
ragionevolmente, stende le mani con le
proprie richieste.
Ma coloro che vissero insieme a frate Francesco in quelle
ferite hanno trovato una risposta per le loro domande, nella carne di Francesco
il perché soprannaturale diventava certezza fisica, stava raggiungendo la meta
promessa da Cristo in quelle parole di Vangelo che erano divenute il fondamento
della Vita di Francesco e dei Frati Minori: “Se qualcuno vuole venire dietro di
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Ed il miracolo di giovani che seguono Cristo sull’esempio
del figlio del mercante assisano si ripete da otto secoli fino ad oggi, 14
giovani provenienti dall’Italia e dal resto dell’Europa davanti la Tomba del
Poverello hanno indossato l’abito francescano iniziando così l’anno di
Noviziato nella famiglia dei Frati Minori Conventuali.
Guardare negli occhi di questi giovani, rivedevo l’emozione
mia di 2 anni fa, il dubbio del futuro sposato alla certezza della fiducia in
Colui che chiama e porta la sua novità di vita in quella di tutti questi
ragazzi.
Stanno osando questi giovani nel regalare la propria vita
mettendola a disposizione di Cristo e della sua Chiesa, portano la loro
freschezza giovanile mista ad entusiasmo cercando le risposte esistenziali
nella proposta di vita offerta a loro da Frate Francesco.
Da parte di tutti noi una preghiera perché siano operai
nuovi, perché spalanchino le finestre dell’Ordine e della Chiesa ad una
maggiore azione dello Spirito, permettendogli di entrare “come un vento
impetuoso” e posarsi su ogni uomo e donna realizzando l’anelito di Francesco di
vedere unita a Dio tutta l’umanità.
fr. Rocco Predoti
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