venerdì 29 marzo 2013

Vocazione: cammino in compagnia


“Andate e portate a tutti l’annuncio del Cristo Risorto! Alleluja!”


Questo invito è dato dal celebrante alla fine della celebrazione pasquale, quando il cammino quaresimale è terminato dinanzi alla tomba vuota, quando lo stupore dell’annuncio esplode all’incontro con il Risorto.
Qui inizia il cammino, ma diverso, si cambia direzione come i discepoli di Emmaus; se la quaresima ci ha fatto vagare nel deserto, ora si torna a casa ma con il cuore cambiato, con occhi nuovi che sanno vedere il Risorto, uno sguardo trasfigurato che fa vedere la bellezza in un volto sfigurato, la speranza nel buio della sofferenza.
È nel deserto che Dio ci porta per amarci, è il luogo dove Dio si apparta con il cuore dell’uomo, è il luogo del silenzio dove si parla con i sussurri, si parla il linguaggio degli amanti.
La storia della salvezza passa per il deserto ma non è la sede stabilita, la meta è sempre la terra promessa, la speranza deve sempre portare all’amore.
Non c’è storia vocazionale che non sperimenti il deserto grande e spaventoso, così lo descrive l’autore del deuteronomio al capitolo 8. Vi abitano le bestie della solitudine, dello sconforto, della paura, dell’insicurezza; si diventa fragili, paurosi, come Elia si perde anche la speranza (1 Re 19, 3-5) ma quando tutto sembra inconcludente, vano, insensato, terminato, Dio offre quel minimo di forza perché si attraversi il deserto.
La vocazione si svela cosi progetto di d’amore ma di Dio al quale il chiamato offre la propria disponibilità, ma che guida è Dio e quando l’uomo si appropria del progetto di Dio i risultati sono non diversi da quelli del re Saul, vittima dei suoi stessi capricci.
Ma Dio non abbandona il proprio chiamato, colui sul quale ha posto il suo sguardo, si rivela a lui come amore nell’amore, ama e si fa amare, lo conduce sulla terra promessa.
Si fa compagno di cammino e si rivela nel più grande atto d’amore: lo spezzare il pane, il dono di se stesso.
Un dono che si apre nel momento in cui il discepolo va fuori e cammina, cammina e annuncia.
Da quella tavola di Emmaus è iniziato un movimento che tuttora continua, ogni volta che si annuncia quell’incontro si fa parte di quel movimento quando l’amore si è rivelato frutto della speranza.
Pellegrini e forestieri” voleva frate Francesco i suoi frati, così lo siamo realmente.
Compagni di cammino di tanti. Quanti si accostano durante il cammino, la strada diventa un bene comune per due, tratti in cui si condivide di tutto, ci si ripara insieme dai pericoli, dalle intemperie, le stesse attese e stesse confidenze, si diventa custodi di quel compagno; un corpo solo che cammina in due persone.
Si attua la promessa fatta al momento di partire: “chi avrà lasciato… riceverà cento volte tanto in questa vita”… si lasciano amici e se incontrano di nuovi, si lasciano case e fratelli e tante sono le case dove si viene accolti.
Ma il cammino ha una direzione, le mete sono diverse, il bivio che porta in direzioni diverse, le direzioni della vita, un cammino che non si impoverisce ma si arricchisce, diventa doppio, un annuncio di Pasqua che si moltiplica. Non si cammina più insieme ma c’è la gioia che ognuno percorre la strada della propria vita.
Uomini con le scarpe consumate, questi i frati che voleva Francesco, disposti ad accogliere e farsi accogliere, lasciare e farsi lasciare. Viandanti per il Risorto e non contemplatori di una tomba vuota lasciando che i perché fermentino in dubbi dalle risposte negative.
Il frate, disposto ad abbracciare e farsi abbracciare lungo il cammino, capace di sguardo intimo con chiunque condivida il cammino, ma uno sguardo sempre gettato in avanti, sul futuro. Uomini di speranza e non di rimpianti. Uomini di sguardo amorevole e non di critica, uomini semplici e non complicati. Uomini e non finti angeli, fragili ma forti, deboli ma fedeli. Uomini che andando, in questo mondo dalla speranza quotidianamente rubata annuncino con la propria carne: Cristo è Risorto… Abbiate speranza !!!
fr. Rocco Predoti



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