domenica 7 marzo 2010

Ora va, io ti mando (Es 3,10)

Ora và, Io ti Mando...

Meditazione sula Vocazione,
di P.Raniero Cantalamessa

"Ora va, io ti mando, fa uscire dall’Egitto il mio popolo" questo è uno dei più belli invii della Bibbia, ma in essa troviamo tutta una serie di questi "va" creativi di Dio. Quando gli uomini vengono eletti per qualche compito importante occorrono firme e controfirme, documenti, atti. A Dio basta una parola: "va" e viene creata una nuova situazione, viene aperto un capitolo nuovo nella storia della salvezza, una realtà immensa segue a questo "va" di Dio che ricorda un po’ quello iniziale di "sia la luce".

Vogliamo passare in rassegna alcuni di questi grandi "va" di Dio agli uomini. Il primo è proprio questo che abbiamo ascoltato nella lettura dell’Esodo, il "va" rivolto a Mosé, ma qui è interessante, come sempre, vedere cosa precede. "Va" non è mai la prima parola di Dio, è quasi sempre la conclusione di un dialogo. Prima c’è questo misterioso incontro di Dio nel roveto ardente, un’esperienza bruciante della vivente realtà di Dio.

Questa pagina del roveto ardente è, essa stessa, un roveto ardente. Ogni volta che la apriamo ha questo potere di bruciare, di illuminare, di far quasi sentire sulla propria pelle la presenza di Dio. E’ un momento che cambia completamente la persona di Mosè. Fino a quel momento abbiamo sentito che Mosè è un uomo che guida lui gli eventi: "voglio vedere perché" si pone domande, vuole spiegazioni perché il roveto non brucia; poi dopo che ha sentito il suo nome pronunciato due volte, cambia completamente, si vela gli occhi, diventa sottomesso, remissivo, diventa la creatura che si trova alla presenza del Creatore.

Questo è importante perché, prima di ogni invio, Dio ha bisogno di far fare un’esperienza di se stesso. L’invio, la missione nasce da un incontro per cui quello che poi questo inviato dirà non sarà per sentito dire, non annuncerà una dottrina, non porteràun messaggio scritto, ma parlerà di una persona. Nella sua voce si sentirà l’eco di un incontro personale con Dio.

Troviamo un’analogia con la chiamata di Saulo. Tra l’altro sentiamo che anche qui Dio pronuncia due volte il nome. Quando Dio pronuncia due volte il nome nella Bibbia c’è sempre qualcosa di importante che segue. Dunque la chiamata di Saulo ha qualcosa di analogo, anche questa si conclude con "Vai, io ti mando, egli sarà per me un inviato, un apostolo davanti ai re e alle genti" ma prima c’è stato l’incontro sulla via di Damasco. "Saulo! Saulo!", Chi sei tu?" Qui c’è un nome: "Io sono Gesù". Che cosa è avvenuto in quel momento nel profondo dell’essere di quest’uomo Dio solo lo sa, se anche oggi noi viviamo della luce che sprigionò da quell’incontro. Perché le Lettere di Paolo, tutta la sua opera, è l’effetto di questo incontro bruciante con la vivente persona del Risorto.

Un’altra cosa importante che notiamo in questa chiamata di Mosè è che il profeta deve farsi partecipe, deve essere quasi contagiato dal patos di Dio per la salvezza del popolo. Dio comunica a Mosè la sua passione: "Ho visto la sofferenza del mio popolo, ho sentito il suo grido" e sarà proprio questa passione che farà di Mosè non un mestierante in mezzo al popolo ma uno, come una madre, che porta il bambino sulle braccia perché Dio gli ha messo nel cuore un po’ di quello che è nel suo cuore, questa misteriosa passione d’amore di cui già parlava Origene. Diceva che Dio ha sofferto una passione d’amore per gli uomini prima ancora della passione di Cristo, anzi la passione di Cristo è l’effetto di questa passione invisibile di Dio per il popolo.

Adesso Mosè può andare e sarà un’altra persona. Mosè, abbiamo sentito in questo momento sperimenta la sua fragilità la sua inadeguatezza. Il Faraone, l’Egitto erano le cose che in quel tempo evocavano la massima potenza, il massimo prestigio e Mosè, quest’uomo che era lì a pascolare le pecore, deve sfidare il Faraone e l’Egitto e la risposta di Dio non gli toglie la sua balbuzie, la sua incapacità di parlare, gliela lascia ma gli dice una cosa: "Io sarò con te" ed è la parola che Dio dice costantemente a quelli che manda.

Quando sarà Gesù, il Verbo fatto carne, Dio reso visibile a inviare, questa stessa idea è espressa nel verbo che non sarà più "va" ma "seguimi" come dire "Io sono qui, non ti mando da solo". Questa è l’anima della missione, la missione sarà andare verso il popolo non asetticamente ma portando la passione di Dio, facendosi eco della passione di Dio per la salvezza degli uomini, per la miseria del popolo.

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