Carissimi, rieccomi ...!!!!
dopo un periodo di
pausa causa esami. Intanto sono rientrato in Calabria dove trascorrerò il
periodo estivo.
Sono stato la scorsa settimana a vivere
un campo-scuola a Mormanno, un dolce paesino ai piedi del Pollino. Un gruppo di
ragazzi pieni di vita riuniti dalla Centro Diocesano Vocazioni della Diocesi di
Cassano all’Jonio per vivere una settimana insieme e riflettere sulla propria
vocazione.
Bella sfida direi, far riflettere questi
ragazzi sulla propria vocazione, una sfida che gli ideatori ed animatori hanno
saputo cogliere e lanciare ai ragazzi stessi.
Nel parlare di vocazione si pensa subito
alle varie scelte di vita consacrata e sacerdotale ed immediatamente si
abbraccia o si prendono le distanze da tale idea come un po’ questi ragazzi nel
sentir parlare di vocazione in molto han premesso che diventare prete, frate,
suora non era nei loro pensieri.
Per calarsi nel significato autentico
della parola “Vocazione” sono stati guidati da Pinocchio ed i suoi amici… Bel
percorso alla scoperta di se stessi e giorno dopo giorno li vedevo aprire le
loro testoline ala comprensione della loro vocazione.
Non parlo di una discesa straordinaria
dello Spirito Santo stile holliwood che ad ognuno ha affidato un incarico
speciale, no… ma questi ragazzini hanno preso coscienza che erano chiamati a
diventare grandi o meglio persone grandi e grandi si diventa essendo felici,
chiamati quindi alla felicità, ecco la loro vocazione, la vocazione di tutti:
essere felici.
Così ha sintetizzato il Vescovo della
Diocesi Mons. Nunzio Galantino incontrando questi ragazzi li ha incoraggiati ad
essere sempre speciali e felici dando gusto a quanto ogni giorno si fa e fare
tutto questo con coraggio.
Parole che non servono solo a loro ma ad
ognuno di noi perché la nostra vocazione è la felicità suprema, la più bella,
quella di essere Figli amati da Dio che non smette mai di amarci e per questo
non possiamo non dare gusto a quanto realizziamo, a quanto le nostre mani
riescono ad operare, mani che creano cose grandi.
Guardavo la spensieratezza felice di
questi ragazzi ma allo stesso tempo osservavano la loro speranza in noi
educatori, speranza di qualcosa di diverso da ciò che ricevono di solito,
speranza di qualcosa di migliore e dinanzi a quest’attesa mi son sentito ancora
una volta frate di Francesco d’Assisi, mandato proprio da Assisi per raccontare
la mia vita con Cristo anche con un semplice sorriso, un’ abbraccio, una
chiacchierata. Al momento della partenza mi sono sentito come il pellegrino
incontrato in questi giorni: libero e leggero, come ci voleva Francesco, libero di aver svolto il mio compito e leggerò perchè non
sarò più accanto a questi ragazzi, non potrò osservare e guidare la loro
crescita ma ho portato con me la gioia di essere stato per loro più che una
guida un fratello: un semplice frate…..un normale grillo parlante.
fr.
Rocco Predoti
bello!!! ogni articolo su qst blog è cm una boccata d'aria fresca in una giornata afosa...
RispondiElimina