Bella e dolce,
infantile quanto adulta la festa che, oggi, ci ricorda la figura del Papà.
Tutto ha origine
dalla festa di un papà esemplare, San Giuseppe che seppe vivere con
responsabilità, dignità, gioia e sacrificio il suo ruolo di padre oltre la
fisicità della relazione.
Giuseppe uomo giusto,
viene chiamato un titolo che di questi tempi è di difficile lettura, ridondando
la domanda: cos’è giusto?
Ma Giuseppe seppe
fare della sua paternità la prima giustizia responsabile custodendo ed educando
quel bambino nell’alone del mistero, perciò uomo giusto ed anche paziente, uomo
dell’attesa che mai si ribellò ad un progetto di vita a tratti incomprensibile
sin dalla notizia di Maria sua fidanzata di esser incinta.
Da lui possiamo
cogliere il gusto di accogliere il progetto di Dio nel silenzio e nel mistero
non come uomini e donne sottomessi ma come persone responsabilmente attivi che impiegano tutto sé stessi nella collaborazione al progetto di Dio.
Nell’ammirare questa
figura di padre, ricordiamo il ruolo del padre, ruolo bellissimo e fondamentale
per la vita e lo sviluppo di ogni persona, la bellezza dell’eessere padre non
può essere sganciata dalla responsabilità che parte sin dal momento del concepimento
per terminare nel momento della morte, quando un padre fa “Testamento” con il figlio, ovvero non il solo lascito materiale,
ma nell’uso antico del termine “Testamentum”
quando il padre stringeva un patto con il figlio di continuare l’opera educativa
sociale e familiare del morente.
Il ruolo del padre che, oggi, ha bisogno di
essere rivalutato, di esser rivestito di nuovo di una dignità, in particolare
in quelle tristi situazioni di uomini che han visto crollare il progetto di una
famiglia e si ritrovano ad esser padri part-time e presenti con il solo
mantenimento mensile stabilito da un giudice.
E’ triste vedere
come, la società che con il divorzio, invece di portar benessere e sviluppo ha
portato tristezza e solitudine. Quanti uomini oggi trascorreranno questa festa
con un desiderio di una famiglia unita e felice, con le letterine come un
tempo, invece no. Stessa situazione per la festa della mamma.
Emerge questa
riflessione dopo un dibattito alla radio ascoltato questa mattina, ovvero come
vivono questa festa i padri single. Ne emergeva un quadro indegno di un paese
sviluppato come dovrebbe essere l’Italia, ma ciò che impressiona è il fatto che
non si tratta di casi isolati, ma di tanti, troppi uomini che non possono
accompagnare i loro figli nel normale sviluppo. Come è vero che tanti sono
anche i padri che non vogliono stare accanto ai loro figli.
Questa festa ci
faccia ricordare ciò che siamo, innanzi tutto figli bisognosi di essere amati e
non delusi da una realtà che abusa di uno strumento come il divorzio che,
doveva aiutare quelle situazioni invivibili, che oggi si rivela come una
risposta alla mancanza di responsabilità.
Mi viene da
concludere, infantilmente, con una breve dedica al mio ed a tutti i papà: CARO
PAPA’ TI VOGLIO BENE.
Fr.
Rocco Predoti
Nessun commento:
Posta un commento