Questa pagina è una porta di accoglienza per quanti, ragazzi e ragazze, sentono nel cuore di seguire Cristo diventando frate sull'esempio di S. Francesco d'Assisi
giovedì 22 dicembre 2011
Natale con altri occhi... un'esperienza francescana dalla turchia
martedì 20 dicembre 2011
Dinanzi al Presepe, si accende la luce della chiamata.
sabato 17 dicembre 2011
Verso il Natale... lo stupore di Francesco
mercoledì 14 dicembre 2011
Proposta Vocazionale... con Francesco per il mondo
sabato 10 dicembre 2011
Verso Il Natale, con gli occhi di Francesco
Dalle Pagine della Biografia di S. Francesco scritta da Tommaso da Celano, leggiamo cosa Francesco desiderava nel realizzare il primo presepe, quale Amore lo ha spinto a concretizzare in quell'atto le sue aspirazioni...
la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo
Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l'umiltà dell'Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.
A questo proposito è degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore.
C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carn
e. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il
Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fin
e Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.
Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponen
ti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.
Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore
celeste lo chiamava "il Bambino di Betlemme", e quel nome "Betlemme" lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva "Bambino di Betlemme" o "Gesù", passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.
Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.
. Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse nella sua misericordia giumenti e altri animali. E davvero è avvenuto che in quella regione, giumenti e altri animali, colpiti da diverse malattie, mangiando di quel fieno furono da esse liberati. Anzi, anche alcune donne
che, durante un parto faticoso e doloroso, si posero addosso un poco di quel fieno, hanno felicemente partorito. Alla stessa maniera numerosi uomini e donne hanno ritrovato la salute
Oggi quel luogo è stato consacrato al Signore, e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinché là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima e santificazione del corpo, la carne dell'Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore, che con
amore infinito ha donato se stesso per noi. Egli con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna eternamente glorificato nei secoli dei secoli. Amen.
mercoledì 7 dicembre 2011
Il Magnificat, risposta vocazionale
mercoledì 23 novembre 2011
Attendere, = Esigenza d'Amore
Il termine Attesa ed il corrispettivo verbo già iniziano a risuonare attorno a noi mentre ci si prepara ad iniziare la prossima domenica il periodo liturgico che ci ricorda di essere in una continua proiezione verso Colui che attendiamo, il Cristo che verrà per giudicarci con un giudizio di misericordia.
Un giudizio di misericordia, fa pensare all'assoluta novità del giudicare di Dio, la misericordia, un metro che esce da ogni sistema giuridico umano dove la base del diritto è la giustizia.
La Giustizia d'Amore, oserei dire, dove a ciascuno di noi è riservata la parte dell'amato dinanzi al quale l'Amore si rivela come Misericordia, si rivela come perdono; ecco il senso profondo dell'attesa dell'Avvento dove è riduttivo pensare tale tempo come una semplice preparazione al Natale, ma il periodo dell'Attesa.
Attendere quindi, è una esigenza dell'Amore, non un semplice aspettare dove la presenza del lento presente può arrecare noia o impazienza ma attesa, proiezione della gioia che il prossimo incontro ci porta.
Si aspetta l'autobus, l'inizio delle lezioni, una graduatoria, un risultato d'esame, ma si attende l'innamorata con un mazzo di rose in mano, magari sotto l'acqua, magari a far figure da cretino ma il presente non pesa perchè la gioia di incontrarla, di un solo sguardo, di una sola parola vale molto di più dell'attesa.
Che bellezza attendere, ha un gusto unico, ti mette in bocca il sapore di ciò che non si ha, ma come se già lo avessi, attendere ti fa comprendere il valore che dai a ciò che aspetti.
Purtroppo l'Attesa di Cristo è ormai stata relegata tra due poli deleteri: l'indifferenza, considerandola lontana e la fobia di chi vede scenari apocalittici prossimi ad abbattersi sulla terra.
Ma l'Amore non è apocalittico nè lontano, esso è vicino e dolce, ha l'aspetto di uno sguardo, la sensazione di un abbraccio, il desiderio di un incontro. Attendere di incontrare Colui che dona la sua vita per me solo perchè mi ama, quale desiderio più alto e nobile.
Riprendiamoci il gusto di attendere, di attendere a cose molto alte e nobili come l'Amore, riprendiamo a considerare l'Amore nella sua lentezza di ritmi attendendo, uscendo un pò dalla frenesia che ormai ci toglie il bello dell'attesa e ci rende snervanti quando dobbiamo aspettare, un autobus, un treno, o persino 2 secondi per un download. Riprendiamoci il gusto di attendere, per scoprire di essere ricchi di ciò che la natura ci dona ma sopratutto delle persone che ci stanno attorno.
Riscopriamo l'attesa dei fidanzati, l'attesa del matrimonio, l'attesa del figlio, riscopriamo l'attesa per riscoprirci esseri animati dall'Amore, per riscoprire la nostra viva umanità, riscopriamo l'Attesa preludio all'Amore. Riscopriamo l'Amore.
domenica 20 novembre 2011
Memorie di Missione - Pavia 5-12 Novembre
Quando siamo arrivati alla stazione di Pavia, Sabato 5 novembre, non soltanto c’era un forte temporale ad accoglierci ma anche delle buone persone che erano venuti per accompagnarci nelle rispettive Parrocchie dove avremmo svolto la Missione Popolare. Siam partiti in cinque dal Seminario “Franciscanum” di Assisi: fr. Vincenzo Giannelli, fr. Rocco Predoti, fr. Josef Pace per andare nella Parrocchia S. Maria di Caravaggio, mentre fr. Alfonso Di francesco e fr. Christian Borg nella Parrocchia S. Mauro.
Noi che siamo andati nella parrocchia S. Maria di Caravaggio all’arrivo siamo stati accolti dal Parroco Don Carluccio Rossetti che ci ha accompagnati nella Chiesa Cattedrale per ricevere il mandato missionario dal Vescovo della città di Pavia.
Ci è stato consegnato il Vangelo anima della Missione: Le parole che Gesù pronuncia quando incontra Zaccheo(Lc 19, 1-10) Oggi voglio fermarmi a casa tua.
Si è rivelato veramente essere l’anima della missione per noi che siamo stati chiamati ad essere missionari, entrando non solo nelle case ma anche nel cuore di tantissime persone per fare semplicemente una visita come lo è stato per Zaccheo, una visita che ha poi cambiato la sua vita.
Una calorosa accoglienza ci è stata riservata alla messa domenicale quando siamo stati presentati a tutta la parrocchia insieme agli altri missionari: Fr. Simone Tenuti, fr. Giambo Scalabrini, Sr. Ester, Sr. M. Dolores e Sr. Rosaria. Da quel momento in poi i cuori dei singoli parrocchiani ci han fatti sentire parte di loro, hanno preparato il terreno perché il seme potesse essere seminato, a tal proposito vi era anche un vaso con del terreno dentro il quale son stati piantati dei semi di grano che poi nel corso della settimana hanno iniziato a tirar fuori i primi germogli.
Inviati ad entrare nelle case, estranei che vanno a bussare alle porte per portare che cosa? Un annuncio di pace rispondevamo, questo lasciava perplessi molti che si aspettavano il solito scocciatore che chiedeva soldi, ma soldi non chiedevamo, bensì entravamo nelle famiglie per dare un po’ del nostro tempo per ascoltare. C’era la necessità di ascoltare, famiglie dove si rimaneva ore ad ascoltare, famiglie che non sono ascoltate più da nessuno, che non ascoltano più nessuno, che non si ascoltano tra loro. Risuonava come un bene perduto e ritrovato quest’ ascolto, allora ci affidavano le loro difficoltà quotidiane, i loro dubbi e problemi, le loro malattie vissute spesso nel silenzio e nell’anonimato di chi condivide lo stesso condomino, vite che si spegnevano mentre a una parete di distanza la vita scorreva per altri versi.
C’era un urgente bisogno di sentirsi persona attiva che vive in una società che troppe volte relega l’uomo ad un numero.
Quanti sguardi incrociate, quante speranze sostenute, quante solitudini rese meno pesanti per qualche minuto con un sorriso una carezza. Questo era lo scopo della visita nelle famiglie, non c’era un invito né una proposta ma soltanto una visita con tutta la ricchezza che la sua semplicità può portare.
Famiglie incontrate anche nei centri di ascolto, bellissima realtà di piccola comunità domestica che fa respirare l’aria delle comunità cristiane delle origini dove ci si riuniva nel proprio ambiente vitale per condividere la Parola di Dio, dove al termine di una giornata diverse famiglie si riuniscono per ascoltare la Parola e condividere le proprie impressioni.
Ho visto gente aperta all’ascolto della parola, che da essa si lascia attraversare ed interrogare, capace di saperla leggere tra le righe del proprio vissuto quotidiano; famiglie capaci di Dio.
Abbiamo incontrato famiglie anziane, che raccontavano con gioia e soddisfazione del loro passato e con orgoglio facevano vedere le foto di figli e nipotini, ma anche famiglie giovani con le loro attese sul futuro e le tante domande lecite su questioni che interessano loro da vicino e le cui risposte non sempre vengono date nella piena verità.
È stato bello vivere insieme a tanti giovani, vivere una settimana con loro, nelle loro strade, nei locali che frequentano, ascoltarli e parlare o meglio chiacchierare con loro, perché anche un discorso apparentemente privo di particolare senso può rivelare l’interesse per la persona che sta dinanzi.
Giovani e ragazzi incontrati anche nelle scuole, con gli occhi pieni della loro vita, occhi pieni di gioia, una gioia a volte, nei più piccoli portata via dagli interessi di felicità dei grandi.
Era bello star nelle classi die più piccoli, ascoltare le loro domande, apparentemente buffe ma piene di tutta la loro curiosità e vivacità, curiosi di conoscere Gesù, frate Francesco e di incontrare persone insolite come un frate o una suore. Curiosità viva anche nei ragazzi più grandi che desideravano conoscere Gesù, soprattutto l’autentico suo messaggio, dove si parla di Amore, amore vero. Ero meravigliato a vedere come ne rimanevano affascinati, lungi da ogni tentativo di proselitismo clericalizzante, ma semplice annuncio.
E Poi la splendida realtà parrocchiale dove si respirava l’aria di casa, la casa da cui trae la propria etimologia la parrocchia. Il Parroco aveva la parola giusta per ogni persona, non un prete d’ufficio ma un Buon Pastore di anime che si prendeva cura per ognun , e dico, ognuno dei propri Parrocchiani. Un uomo che ha ben capito cosa significa essere Parroco, non una persona seriosa, anzi… ma che veramente il suo donarsi non è retorica, e l’abbiamo sperimentato nel modo col quale ci ha accolti e trattati nella nostra settimana, grazie anche al valido aiuto del vice parroco don Riccardo e delle persone che ci hanno trattati nel migliore dei modi. A loro e a tutti voi, della Parrocchia Caravaggio va il nostro grazie per averci accolto e fatti sentire a casa, per averci amato e per averci ascoltato. Grazie di cuore a tutti voi….
Fr. Rocco
giovedì 3 novembre 2011
E Adesso... Andate a due a due x il mondo....
“Quale gioia star con te Gesù, vivo e vicino…..”, queste parole riecheggiavano ancora tra le mura vuote della Basilica Superiore di San Francesco dopo che i Giovani erano ripartiti.
Circa mille giovani da tutt’Italia son stati qui riuniti attorno a Francesco per il 32° Convegno Giovani verso Assisi. Mille volti, mille storie, mille strade percorse sin qui, un pellegrinaggio compiuto in contemporanea con quello di Benedetto XVI e i capi religiosi alla ricerca della verità.
Sono convinto che anche i nostri Giovani son venuti qui alla ricerca della verità, venuti da realtà dove si spaccia tutto per verità ma nulla riesce ad esprimerla; verità che sembrano avvolgere tutto ma poi svaniscono cm la nebbia che in queste fredde mattinate accoglieva i giovani nascondendo la realtà vera delle cose circostanti e solo più tardi si scioglieva rivelando le bellezze del paesaggio umbro.
La nostra cara società ci coccola e ci promette tante cose scintillanti, belle e attraenti ma spesso si legge nel volto di noi giovani la continua ricerca del verso senso delle cose, la ricerca di cose che durano, affetti saldi, amori infinti e assoluti.
Li ho visti cercare questo, la verità della loro vita, come Francesco, marciare contro tendenza, ascoltare il messaggio proveniente da uomini di Chiesa, uomini che parlavano di Dio.
Li ho visti stare in silenzio innanzi all’assurdo, innanzi all’Eucarestia, stare contro tendenza, ascoltare la voce del silenzio.
Li ho visti piangere, smuovere il loro intimo, pensare contro tendenza, ascoltando le profondità dei loro cuori.
Questo è Francesco, questa è la bellezza dell’essere cristiani, dell’essere giovani cristiani. Giovani che ridono, che piangono, che ballano, che si tengono per mano, che si emozionano, che si innamorano, che sperano, che credono in un domani più bello, un domani costruito da loro.
Ho avuto la bellissima gioia di poter stare con i giovani della mia regione, i giovani della Calabria.
Veramente ragazzi controtendenza che osano sperare in una terra dove la speranza le sembra non appartenere più, dove spesso dall’esterno si guarda con un occhio di disprezzo a volte di pietismo, dall’interno invece con commiserazione e rassegnazione.
Loro no, non avevano il volto grigio dei rassegnati, ma la luce di chi spera, di chi ama la propria terra e crede e vuole che ogni giorno sia migliore del giorno precedente. Giovani che amano Francesco perché con le cose semplici seppe cambiare il mondo.
Vi confido che io credo nei nostri giovani, credo che sapranno rendere più bella la nostra Calabria che già è bella…
Ora è rimasta un Assisi vuota, Assisi che al mattino quando la nebbia si scioglie non rivela più i loro colori allegri, le loro risate, i loro volti gioiosi. Hanno lasciato un vuoto perchè hanno saputo riempire questa piccola cittadina...
Auguro a tutti voi, miei cari giovani o compagni, di poter sempre essere annunciatori di Gioia, testimoni della Bellezza che sorge nei vostri cuori e di poter sempre gridare…. In eterno canterò Allelujà, tu sei fedeltà Signor, Tu eterna novità.
Fr. Rocco
domenica 23 ottobre 2011
Il Papa e le altre Religioni....pellegrini della pace..ad Assisi
Così Assisi si prepara al Pellegrinaggio del papa con i delegati delle altre religioni mondiali e con alcuni non-credenti...
Saranno 176 gli esponenti delle diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche che parteciperanno all’incontro interreligioso di Assisi il prossimo 27 ottobre.
I numeri dell’imminente Giornata di Riflessione, Dialogo e Preghiera per la Pace e la Giustizia nel Mondo “Pellegrini della Verità, Pellegrini della Pace” sono stati illustrati questa mattina in Sala Stampa Vaticana, da monsignor Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Dei 76 leader che hanno confermato la presenza, 4 sono in rappresentanza delle religioni tradizionali di India, Africa e America.
Ad Assisi parteciperanno 18 esponenti delle religioni del subcontinente indiano, tra cui, 5 personalità indù con due accompagnatori: tra queste figura Rajhmoon Gandhi, già presente alla Giornata del 1986. In totale saranno 3 jainisti, 5 sikh, 1 zoroastriano e, per la prima volta ad Assisi,1 bahai.
Tra le altre religioni asiatiche saranno presenti 67 buddisti provenienti da Corea del Sud, Sri Lanka, Myanmar, Cambogia, India, Singapore, Taiwan, Australia e, per la prima volta, dalla Cina.
Il Confucianesimo avrà tre rappresentanti, di cui un capo-delegazione e due accompagnatori, tutti provenienti dalla Corea del Sud.
Il Taoismo avrà anch’esso tre rappresentanti, di cui un capo-delegazione e due accompagnatori, tutti da Hong Kong.
Due delegazioni shintoiste arriveranno dal Giappone per un totale di 17 partecipanti. Sempre dalla terra nipponica giungeranno 4 diverse denominazioni delle Nuove Religioni per un totale di 17 partecipanti.
“La partecipazione dei musulmani – ha commentato mons. Celata - è risultata, indubbiamente, condizionata da alcuni fattori, sia per il numero che per il livello di rappresentatività, come la situazione socio-politica in diversi Paesi arabi a forte maggioranza musulmana del Medio Oriente, del Nord Africa e del Golfo”.
Complessivamente, comunque, i rappresentanti dell’Islam di Africa, Europa, America e Asia occidentale saranno 48 e provenienti dai seguenti paesi: Giordania, Israele, Egitto, Libano, Algeria, Marocco, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Azerbaigian, Tajikistan, Regno Unito, Francia, Italia, Portogallo, Stati Uniti.
Il numero di musulmani è in crescita rispetto alle edizioni della Giornata di Assisi del 1986 (11) e del 2002 (32). Il prossimo 27 ottobre saranno in totale 50.
Dall’Asia Merdionale e Sud-Orientale arriveranno altri 12 musulmani (5 personalità e 7 accompagnatori) provenienti da Pakistan, Bangladesh, Thailandia ed Indonesia.
Sul fronte delle chiese cristiane non-cattoliche, don Andrea Palmieri, incaricato della Sezione Orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, ha annunciato l’arrivo ad Assisi di 31 delegazioni.
Per le Chiese d’Oriente saranno presenti 17 delegazioni. Il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, guiderà la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
Parteciperanno alla Giornata di Assisi anche l’arcivescovo di Tirana, il Metropolita di Astana e Kazhakistan, in rappresentanza del Patriarcato di Mosca, oltre ai rappresentanti della Chiesa armena e di quella sira malankarese e di quella Assira d’Oriente.
Tra le chiese riformate d’Occidente figureranno, tra gli altri, i leader della comunità anglicana (arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams), della Federazione Luterana mondiale, della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, del Consiglio Metodista Mondiale, dell’Alleanza Battista Mondiale, oltre a un Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Tra le comunità ebraiche parteciperanno delegazioni dell’International Comittee on Interreligious Consultation, del Gran Rabbinato d’Israele, e della comunità di Roma, nella persona del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni.
È stato invece monsignor Melchior José Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ad annunciare i rappresentanti dei non-credenti: Julia Kristeva, psicanalista e filosofa franco-bulgara, allieva di Michel Foucault, Jacques Derida e Roland Barthes; Remo Bodei, professore di Filosofia all’Università di Pisa; Giullermo Hurtado, filosofo dell’Università messicana UNAM; Walter Baier, economista marxista austriaco.
martedì 18 ottobre 2011
Si muore anche per Amore...Ucciso Fausto l’amico dei tribali
Oggi, Festa dell'Evangelista Luca la Chiesa ne ricorda il suo Martirio, esso avvenne duemila anni fa e del martirio spesso si pensa come ad un evento avvenuto all'epoca degli imperatori Romani. Ancora oggi la Vocazione al martirio è presente e viva nella Chiesa, in molte parti del mondo, i cristiani sono perseguitati e non mancano donne e uomini che sanno donare la propria vita nel senso pieno del termine, sino allo spargimento del Sangue.
L'uccione di un sacerdote provoca dolore ma anche tanta speranza nel sapere che non si muore solo per denaro, per faida, per vendett, per follia ma si muore nella piena coscienza di amare Dio nel volto di ogni uomo. Questo uomo, Padre Fausto ha portato a pieno compimento la sua vita, ha dato la più alta testimonianza dell'Amore di Cristo unito a lui nel sacrificio della Croce.
Riporto il testo che oggi, ha descritto quanto accaduto sulle pagine di Avvenire.
Due uomini in motocicletta con il casco, uno scende con in mano una pistola e spara in rapida successione alcuni colpi. Il bersaglio cade colpito al capo e alla schiena. Questa, secondo le prime testimonianze, la ricostruzione dell’omicidio. Uno dei tanti nelle Filippine senza pace e spesso senza legge, ma a cadere sotto i colpi dell’assassino questa volta non è un imprenditore durante un tentativo di sequestro, oppure un oppositore politico un attivista sociale o un giornalista. Questa volta è toccato a padre Fasto Tentorio, 59enne missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), brianzolo di nascita ma da trent’anni nell’arcipelago asiatico. Ieri mattina, dopo la Messa nella sua parrocchia di Arakan, in un’area montana della provincia di North Cotabato, sull’isola di Mindanao, padre Tentorio stava per salire sulla sua auto per recarsi come ogni lunedì alla riunione del presbiterio di Kidapawan, quando è stato avvicinato dal killer che gli ha sparato con una pistola. I fedeli che si trovavano all’interno della struttura parrocchiale hanno sentito gli spari e sono usciti in tempo per vedere un uomo col casco scappare verso una moto che si è allontanata. Inutile la corsa di trenta chilometri di strada di montagna all’ospedale di Antipas dove il missionario è arrivato già cadavere. Contro il parere dello stesso vescovo di Kidapawan, la diocesi che include vaste aree di difficile accesso anche per gli operatori ecclesiali, tra cui Arakan, gli stessi parrocchiani di padre Tentorio ne hanno riportato indietro la salma per la veglia funebre. A sera pure i ribelli del Fronte islamico di liberazione del Moro hanno condannato l’agguato. Il missionario italiano era nelle Filippine dal 1978, dal 1985 nella «sua» missione dell’Arakan dove, ricorda il superiore del Pime nelle Filippine, padre Giulio Mariani, «da più di 30 anni faceva un lavoro magnifico, era amato da tutti». Non privo di rischi personali, però. Come specificato da padre Mariani, nel 2003 il missionario del Pime era sfuggito a un tentativo di sequestro: «Ha sempre lavorato nella zona abitata da emarginati, tribali filippini, musulmani. Era molto apprezzato. Forse ha pestato i piedi a qualcuno, ma non sappiamo ancora. La sua era una missione delicata perché quando hai a che fare con emarginazione e povertà sei destinato a dare fastidio».
lunedì 10 ottobre 2011
Il Martirio...testimonianza Francescana
Quando il primo gruppo di frati andò in Marocco e fu martirizzato a questa notizia frate Francesco rispose: "ora posso dire di avere dei veri frati minori".
alacre avanza cautamente sul sentiero della beatitudine, a nessuno credendo, a nessuno acconsentendo che volesse richiamarti indietro da questo proposito, che ti ponesse un ostacolo sulla via, per impedirti di
rendere all'Altissimo i tuoi voti in quella perfezione alla quale ti chiamò lo Spirito del Signore."
mercoledì 5 ottobre 2011
domenica 2 ottobre 2011
La Vocazione di Francesco: parlano i “ Tre Compagni”
La Vocazione di Francesco: parlano i “ Tre Compagni”
“Tu sei generoso e cortese verso persone da cui non ricevi niente, se non una effimera simpatia; ebbene è giusto che sia altrettanto generoso e gentile verso i poveri, per amore di Dio, che contraccambia tanto largamente.” Queste parole, raccontano Leone, Rufino ed Angelo, disse a sé stesso, il giovane Francesco, quando iniziava a comprendere come tutto il suo stile di vita gli dava solo gioie leggere. per Francesco non avviene un colpo di fulmine, non c’è un prima e un dopo nella conversione, ma l’ “incontro” tra lui e Dio avveniva a piccoli passi ;Questo , con i poveri, è il primo dei tanti passi che Francesco compie verso quel Dio che, pure, cammina verso di lui.
Così Francesco in sé nutriva il desiderio di diventare cavaliere e va, prima a Perugia, dove vien fatto prigioniero e lì “mentre i compagni si abbandonavano all’avvilimento, lui, ottimista e gioviale, si mostrava allegro ed ad uno dei compagni di prigionia che gli altri isolarono, Francesco soltanto continuò ad essergli amico”, poi mentre si dirigeva in Puglia per combattere, il Signore lo visita in sogno “ lo condusse in un solenne palazzo, in cui spiccavano appese alle pareti armi ed armature da cavaliere... allora una voce gli chiese: “Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?”. Rispose: “Il padrone”. Quello riprese: “Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo e il principe per il suddito?”. Allora Francesco interrogò: “ Signore cosa vuoi che io faccia?”. Concluse la voce: “Ritorna nella tua città, ti sarà detto cosa devi fare”.
Allora Francesco, sempre più vicino al progetto che Dio stava preparando per Lui, obbedisce alla richiesta e ritorna nella sua città tra l’incomprensione di tutti per aver lasciato l’aspirazione della sua vita: quella di diventare cavaliere. Iniziava ad esser cambiato oltre che all’esterno, soprattutto nel suo intimo, ed i suoi compagni annotavano come “svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del cuore... ed insisteva nella preghiera perché il Signore gli indicasse la sua vocazione”.
Il suo cambiamento diventava perciò sempre più radicale finchè un giorno sentì dirsi : “ Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare ciò mondanamente amavi e bramavi possedere. Quando avrai iniziato a fare così, ti parrà insopportabile e amaro quanto per l’innanzi ti era attraente e dolce e dalle cose che una volta aborrivi, attingerai dolcezza grande e soavità”.
Iniziò a liberarsi dall’egoismo ed uscire dall’amore verso di sé amando gli altri, soprattutto coloro da cui non poteva essere ricompensato, in particolae i Lebbrosi che in quel tempo stavano nei lebbrosari nella valle di Assisi. Francesco si reca proprio tra loro per concludere il cammino di incontro verso Dio avendo trovato nel volto lacerato dei Lebbrosi il volto dolce e soave del suo Signore.