Quando siamo arrivati alla stazione di Pavia, Sabato 5 novembre, non soltanto c’era un forte temporale ad accoglierci ma anche delle buone persone che erano venuti per accompagnarci nelle rispettive Parrocchie dove avremmo svolto la Missione Popolare. Siam partiti in cinque dal Seminario “Franciscanum” di Assisi: fr. Vincenzo Giannelli, fr. Rocco Predoti, fr. Josef Pace per andare nella Parrocchia S. Maria di Caravaggio, mentre fr. Alfonso Di francesco e fr. Christian Borg nella Parrocchia S. Mauro.
Noi che siamo andati nella parrocchia S. Maria di Caravaggio all’arrivo siamo stati accolti dal Parroco Don Carluccio Rossetti che ci ha accompagnati nella Chiesa Cattedrale per ricevere il mandato missionario dal Vescovo della città di Pavia.
Ci è stato consegnato il Vangelo anima della Missione: Le parole che Gesù pronuncia quando incontra Zaccheo(Lc 19, 1-10) Oggi voglio fermarmi a casa tua.
Si è rivelato veramente essere l’anima della missione per noi che siamo stati chiamati ad essere missionari, entrando non solo nelle case ma anche nel cuore di tantissime persone per fare semplicemente una visita come lo è stato per Zaccheo, una visita che ha poi cambiato la sua vita.
Una calorosa accoglienza ci è stata riservata alla messa domenicale quando siamo stati presentati a tutta la parrocchia insieme agli altri missionari: Fr. Simone Tenuti, fr. Giambo Scalabrini, Sr. Ester, Sr. M. Dolores e Sr. Rosaria. Da quel momento in poi i cuori dei singoli parrocchiani ci han fatti sentire parte di loro, hanno preparato il terreno perché il seme potesse essere seminato, a tal proposito vi era anche un vaso con del terreno dentro il quale son stati piantati dei semi di grano che poi nel corso della settimana hanno iniziato a tirar fuori i primi germogli.
Inviati ad entrare nelle case, estranei che vanno a bussare alle porte per portare che cosa? Un annuncio di pace rispondevamo, questo lasciava perplessi molti che si aspettavano il solito scocciatore che chiedeva soldi, ma soldi non chiedevamo, bensì entravamo nelle famiglie per dare un po’ del nostro tempo per ascoltare. C’era la necessità di ascoltare, famiglie dove si rimaneva ore ad ascoltare, famiglie che non sono ascoltate più da nessuno, che non ascoltano più nessuno, che non si ascoltano tra loro. Risuonava come un bene perduto e ritrovato quest’ ascolto, allora ci affidavano le loro difficoltà quotidiane, i loro dubbi e problemi, le loro malattie vissute spesso nel silenzio e nell’anonimato di chi condivide lo stesso condomino, vite che si spegnevano mentre a una parete di distanza la vita scorreva per altri versi.
C’era un urgente bisogno di sentirsi persona attiva che vive in una società che troppe volte relega l’uomo ad un numero.
Quanti sguardi incrociate, quante speranze sostenute, quante solitudini rese meno pesanti per qualche minuto con un sorriso una carezza. Questo era lo scopo della visita nelle famiglie, non c’era un invito né una proposta ma soltanto una visita con tutta la ricchezza che la sua semplicità può portare.
Famiglie incontrate anche nei centri di ascolto, bellissima realtà di piccola comunità domestica che fa respirare l’aria delle comunità cristiane delle origini dove ci si riuniva nel proprio ambiente vitale per condividere la Parola di Dio, dove al termine di una giornata diverse famiglie si riuniscono per ascoltare la Parola e condividere le proprie impressioni.
Ho visto gente aperta all’ascolto della parola, che da essa si lascia attraversare ed interrogare, capace di saperla leggere tra le righe del proprio vissuto quotidiano; famiglie capaci di Dio.
Abbiamo incontrato famiglie anziane, che raccontavano con gioia e soddisfazione del loro passato e con orgoglio facevano vedere le foto di figli e nipotini, ma anche famiglie giovani con le loro attese sul futuro e le tante domande lecite su questioni che interessano loro da vicino e le cui risposte non sempre vengono date nella piena verità.
È stato bello vivere insieme a tanti giovani, vivere una settimana con loro, nelle loro strade, nei locali che frequentano, ascoltarli e parlare o meglio chiacchierare con loro, perché anche un discorso apparentemente privo di particolare senso può rivelare l’interesse per la persona che sta dinanzi.
Giovani e ragazzi incontrati anche nelle scuole, con gli occhi pieni della loro vita, occhi pieni di gioia, una gioia a volte, nei più piccoli portata via dagli interessi di felicità dei grandi.
Era bello star nelle classi die più piccoli, ascoltare le loro domande, apparentemente buffe ma piene di tutta la loro curiosità e vivacità, curiosi di conoscere Gesù, frate Francesco e di incontrare persone insolite come un frate o una suore. Curiosità viva anche nei ragazzi più grandi che desideravano conoscere Gesù, soprattutto l’autentico suo messaggio, dove si parla di Amore, amore vero. Ero meravigliato a vedere come ne rimanevano affascinati, lungi da ogni tentativo di proselitismo clericalizzante, ma semplice annuncio.
E Poi la splendida realtà parrocchiale dove si respirava l’aria di casa, la casa da cui trae la propria etimologia la parrocchia. Il Parroco aveva la parola giusta per ogni persona, non un prete d’ufficio ma un Buon Pastore di anime che si prendeva cura per ognun , e dico, ognuno dei propri Parrocchiani. Un uomo che ha ben capito cosa significa essere Parroco, non una persona seriosa, anzi… ma che veramente il suo donarsi non è retorica, e l’abbiamo sperimentato nel modo col quale ci ha accolti e trattati nella nostra settimana, grazie anche al valido aiuto del vice parroco don Riccardo e delle persone che ci hanno trattati nel migliore dei modi. A loro e a tutti voi, della Parrocchia Caravaggio va il nostro grazie per averci accolto e fatti sentire a casa, per averci amato e per averci ascoltato. Grazie di cuore a tutti voi….
Fr. Rocco
Grazie di cuore a voi fra Rocco!!!
RispondiEliminaLa mia casa ora è troppo vuota e piena di un silenzio assordante ( a parte quando c'è don carluccio...!).
Grazie per aver seminato nei nostri cuori la Parola di Dio che ci rigenera, ci fa camminare e ci rialza quando cadiamo!
Grazie! vostro don Rik
Grazie a te, Don Riccardo, di ciò che siete stati... nell'ospite si accoglie Dio, voi avete dato il massimo, avete dimostrato tu e il Don ciò che siete... Grazie ancora di cuore, un abbraccio....
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