Negli scritti di Francesco,
riguardo al Natale di Gesù, si trovano espressioni che denota tutto il suo
coinvolgimento personale, che esprime così:
Ecco ogni giorno Egli si umilia come quando
dalla sede regale discese nel grembo della Vergine, ogni giorno egli viene a
noi in apparenza umile.(Ammonizioni 1)
In quel giorno il Signore ha mandato la sua
misericordia, nella notte si è udito il suo cantico… Rallegriamoci ed
esultiamo, poiché il santissimo bambino diletto ci è stato donato e per noi è
nato, lungo la via e deposto in una mangiatoia, perché non c’era posto
nell’albergo. ( Ufficio della
Natività).
Si nota come quando Francesco,
pensava al Mistero del Natale, comprendeva di trovarsi dinanzi al Mistero per
eccellenza dell’Incarnazione e di esso ne comprendeva tutta la sua grandezza e
misteriosità lasciandosi avvolgere ed interrogare da esso. Direi meglio
lasciandosi chiamare da esso.
Nell'umiltà del Bambino divino
che nasce nella povera mangiatoia avvertiva la propria vocazione ed a tale
umiltà si è conformato così in pieno che, una leggenda, lo vuole far nascere
nelle stesse condizioni di Cristo, in una stalla. Tale umiltà lui, l’ha fatta
diventare il modello della sua chiamata a seguire Cristo povero e Crocifisso
che già, al suo nascere, si presenta come colui che “discende” nel seno della
Vergine.
Di questa discesa umile Francesco
rimane talmente affascinato che diventa il suo stile e progetto di vita, una povertà
non in quanto tale ma come condizione più simile a quella di Cristo.
Francesco compie il primo passo
della sua chiamata rispondendo al “Seguimi”, di Gesù come fece Filippo e prima
di lui Andrea, Simon Pietro e poi Natanaele e tutti gli altri dove prima del
primo passo sono stati colpiti dallo sguardo partito dal cuore innamorato del
Maestro.
Lo sguardo su Francesco si è
posato durante la sua vita quotidiana, accorgendosi di Cristo che passava nella
via della sua vita scendendo fino a lui e guardandolo nell’intimo del suo
cuore.
Francesco capisce che non può più
fare a meno di Cristo, ritrovandosi il cuore gonfio d’Amore che lo spingerà a
lasciare tutto.
Potremmo definire la chiamata
degli apostoli, di Francesco, la nostra stessa chiamata una “chiamata natalizia”, perché ad ognuno lo
sguardo di Cristo disceso fino a noi, ha acceso una luce, molto più forte delle
tanti che accendiamo per gioire di questa festa le quali ci rimandano ad essa,
Cristo che nasce nella miseria delle nostre vite, rendendoci sede regale come rese la grotta di Betlemme,
la più umile delle città.
Nella miseria della sua vita
perciò Francesco non ha trovato i propri fallimenti, dolori, delusioni ma ha
trovato il Messia come l’apostolo Andrea è corso a dire al fratello Simone,
come il contadino che trova il suo tesoro, come il giovane che trova il suo
amore, come il cercatore che trova la meta, oserei dire come ognuno cerchiamo
la nostra vocazione, il senso per la nostra vita e trovato scopriamo come l’Amore
di Dio ci inchioda con la sua seduzione facendoci divenire discepoli di questo
Amore, discepoli di questa fiamma che arde, annunciatori umili della sua umiltà
sublime come i pastori corsero ad annunziare ciò che avevano visto di
meraviglioso nell’umiltà del presepe.
Francesco sceglie di lasciarsi
amare dalla misericordia di Cristo umile incamminandosi in questo cammino di
umiltà che lo porterà a trovare il Bambino che “nasce lungo la via”. Questa
definizione che si trova in Francesco pone l’accento sull’assenza di dimora di
Cristo e come lui Francesco sceglie di vivere con lui lungo questa via della
vita, sceglie di lasciarsi amare lungo le vie insicure del mondo con la sola
sicurezza dell’Amore di Cristo che mai gli sarà portato via, uno sguardo che
continuerà ad essere intenso quanto più intenso sarà lo sguardo del chiamato
che risponde ad esso.
Nella visione del presepe di
Francesco, vediamo accendersi la luce di Cristo che chiama, come i pastori,
come i magi, come gli apostoli, come Francesco, anche noi a lasciarci guardare,
a lasciarci amare, a progettare la nostra vita sulla continua accensione di
questa lampada con il nostro assenso incondizionato e fiducioso al suo Amore,
partendo anche noi senza indugio.
Fr.
Rocco Predoti
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