lunedì 6 febbraio 2012

La Decisione del “Si”, la decisione della risposta vocazionale.


Per chi è in ricerca vocazionale, voglio proporre alla vostra attenzione una particolare storia di coraggio e decisione, storia di un uomo che non si lasciò a tentennamenti o dubbi, che con decisone ferma seguì i passi di Frate Francesco il quale amava che i frati nell’entrare nella fraternitas  rispondessero all’ispirazione divina con ferma decisione, un personaggio di cui oggi si fa memoria, S. Pietro Battista  frate francescano nato in Castiglia da nobile famiglia nel 1542, studiò all’università di Salamanca e poi si fece Frate Minore nel 1564. Lettore di teologia e filosofia, superiore in varie comunità, nel 1580 decise di andare in missione. Prima stette in Messico fondando vari conventi, poi nel 1583 andò nelle Filippine, grande apostolo nel proteggere i poveri dai potenti. Saputo che in Giappone i cristiani erano perseguitati, desiderò sostituire i Gesuiti che nel 1590 erano stati espulsi dal governo locale, e, ottenuto il permesso dai superiori religiosi e poi dal governatore, nel 1593 cominciò il suo apostolato di predicazione in Giappone, vivendo in povertà e fondando conventi ed ospedali per poveri e lebbrosi, ottenendo anche numerose conversioni. L’invidia dei bonzi e le gelosie fra i missionari, oltre ai contrasti politico-commerciali fra Spagnoli e Portoghesi, spinsero il governatore Hideyoshi a perseguitare i missionari. Pietro Battista fu prima messo in carcere, poi trasferito a Nagasaki; di questo periodo si hanno alcune lettere, di cui una, particolarmente commovente traccia la sua ferma decisione nel seguire Cristo sul patibolo della Croce; in essa il santo scriveva: “Siamo ora in viaggio in questi freddi mesi invernali; ci conducono con cavalli sotto una stretta sorveglianza. Ciò nonostante, ripieni di consolazione e di gioia nel Signore, andiamo avanti, poiché nella sentenza emessa contro di noi è stato detto che saremo crocifissi per aver predicato il Vangelo; gli altri, perché seguaci del Vangelo.
Per coloro che desiderano morire per Cristo, ora si presenta una buona occasione. La sentenza di morte pronunciata contro di noi è scritta su una tavola che ci precede nel nostro itinerario. A un certo momento ci hanno scarcerati e fatti salire su un carro. Tagliatici una parte dell’orecchio ci hanno condotti ad Osaka e ci hanno fatto girare per quella ed altre città. Sapevamo che eravamo stati condannati a morte ma solo ad Osaka siamo stati informati che ci dirigevamo a Nagasaki per esservi crocifissi.
Nel cielo, dove speriamo di arrivare, ci ricorderemo di voi; ma anche qui non mi sono dimenticato della vostra carità. Vi saluto fratelli carissimi. Ormai non c’è più tempo per parlare. Arrivederci in cielo… A Nagasaki il 5 febbraio 1597, insieme ad altri religiosi e alcuni catechisti, fu portato su una collina e assistette al supplizio di tutti gli altri; infine, morì anch’egli crocifisso.

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