Per chi è in ricerca vocazionale, voglio proporre alla
vostra attenzione una particolare storia di coraggio e decisione, storia di un
uomo che non si lasciò a tentennamenti o dubbi, che con decisone ferma seguì i
passi di Frate Francesco il quale amava che i frati nell’entrare nella fraternitas
rispondessero all’ispirazione divina con
ferma
decisione, un personaggio di cui oggi si fa memoria, S. Pietro Battista frate francescano nato in Castiglia da nobile famiglia nel 1542, studiò
all’università di Salamanca e poi si fece Frate Minore nel 1564. Lettore di
teologia e filosofia, superiore in varie comunità, nel 1580 decise di andare in
missione. Prima stette in Messico fondando vari conventi, poi nel 1583 andò
nelle Filippine, grande apostolo nel proteggere i poveri dai potenti. Saputo
che in Giappone i cristiani erano perseguitati, desiderò sostituire i Gesuiti
che nel 1590 erano stati espulsi dal governo locale, e, ottenuto il permesso
dai superiori religiosi e poi dal governatore, nel 1593 cominciò il suo
apostolato di predicazione in Giappone, vivendo in povertà e fondando conventi
ed ospedali per poveri e lebbrosi, ottenendo anche numerose conversioni.
L’invidia dei bonzi e le gelosie fra i missionari, oltre ai contrasti
politico-commerciali fra Spagnoli e Portoghesi, spinsero il governatore
Hideyoshi a perseguitare i missionari. Pietro Battista fu prima messo in
carcere, poi trasferito a Nagasaki; di questo periodo si hanno alcune lettere,
di cui una, particolarmente commovente traccia la sua ferma decisione nel
seguire Cristo sul patibolo della Croce; in essa il santo scriveva: “Siamo ora in viaggio in questi freddi mesi
invernali; ci conducono con cavalli sotto una stretta sorveglianza. Ciò
nonostante, ripieni di consolazione e di gioia nel Signore, andiamo avanti,
poiché nella sentenza emessa contro di noi è stato detto che saremo crocifissi
per aver predicato il Vangelo; gli altri, perché seguaci del Vangelo.
Per coloro che desiderano
morire per Cristo, ora si presenta una buona occasione. La sentenza di morte
pronunciata contro di noi è scritta su una tavola che ci precede nel nostro
itinerario. A un certo momento ci hanno scarcerati e fatti salire su un carro.
Tagliatici una parte dell’orecchio ci hanno condotti ad Osaka e ci hanno fatto
girare per quella ed altre città. Sapevamo che eravamo stati condannati a morte
ma solo ad Osaka siamo stati informati che ci dirigevamo a Nagasaki per esservi
crocifissi.
Nel cielo, dove speriamo di
arrivare, ci ricorderemo di voi; ma anche qui non mi sono dimenticato della
vostra carità. Vi saluto fratelli carissimi. Ormai non c’è più tempo per
parlare. Arrivederci in cielo… A Nagasaki il 5
febbraio 1597, insieme ad altri religiosi e alcuni catechisti, fu portato su
una collina e assistette al supplizio di tutti gli altri; infine, morì
anch’egli crocifisso.
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