martedì 21 febbraio 2012

Il Progetto della fraternità, sfida francescana

Diventare frate, Essere Francescano, Indossare un abito religioso, vivere ad Assisi, seguire S. Francesco, seguire Cristo, amare la vocazione, avere la fiamma vocazionale, e quante altre idee possano venire in mente a chi si mette per la prima volta in un cammino spirituale deve essere consapevole che lo porterà ad una svolta. La svolta della propria vita, il punto dal quale sai che non potrai più tornare indietro, perchè chi segue Cristo non può voltarsi indietro, e Francesco d'Assisi l'ha compreso benissimo, andando sempre avanti, da quando ha lasciato la vecchia vita, fino alla sera del 3 ottobre 1226 quando andò incontro a sorella morte. 
Andare avanti anche quando la fiamma si affievolisce, quando l'amore non è divampante ma inizia a rassodarsi consolidandosi in un progetto di vita serio, quando lo sguardo necessariamente deve posarsi sull'attenzione del fratello, quando si esce dal "Io" per andare incontro al "Tu".
E' il progetto di vita della fraternità che Francesco aveva in mente accettandola come dono di Dio "il Signore mi donò dei fratelli" e che oggi chiede di essere vissuto perchè mai è stato attuale ed urgente, oserei dire, urgente in una civiltà che sta perdendo tale nome per essere storia del transitorio, del tutto passa e nulla vale, storia dei singoli, storia della solitudine.
Con questa preoccupazione il Papa Benedetto XVI ci consegna il Messaggio per la Quaresima 2012 avendo come tema centrale la Fraternità. Ecco a voi alcuni tralci da meditare magari nel silenzio della vostra camera o da leggere in un momento di relax....



«Prestiamo attenzione gli uni agli altri, 
per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» 
(Eb 10,24) 
Fratelli e sorelle, 
la Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita 
cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l’aiuto della Parola di Dio 
e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. È un 
percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di 
vivere la gioia pasquale. 
 Quest’anno desidero proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto 
dalla Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella 
carità e nelle opere buone» (10,24). È una frase inserita in una pericope dove lo scrittore sacro 
esorta a confidare in Gesù Cristo come sommo sacerdote, che ci ha ottenuto il perdono e 
l’accesso a Dio. Il frutto dell’accoglienza di Cristo è una vita dispiegata secondo le tre virtù 
teologali: si tratta di accostarsi al Signore «con cuore sincero nella pienezza della fede» (v. 
22), di mantenere salda «la professione della nostra speranza» (v. 23) nell’attenzione costante 
ad esercitare insieme ai fratelli «la carità e le opere buone» (v. 24). Si afferma pure che per 
sostenere questa condotta evangelica è importante partecipare agli incontri liturgici e di 
preghiera della comunità, guardando alla meta escatologica: la comunione piena in Dio (v. 
25). Mi soffermo sul versetto 24, che, in poche battute, offre un insegnamento prezioso e 
sempre attuale su tre aspetti della vita cristiana: l’attenzione all’altro, la reciprocità e la santità 
personale. 
1. “Prestiamo attenzione”: la responsabilità verso il fratello. 
 Il primo elemento è l’invito a «fare attenzione»: il verbo greco usato è katanoein, che 
significa osservare bene, essere attenti, guardare con consapevolezza, accorgersi di una realtà. 
Lo troviamo nel Vangelo, quando Gesù invita i discepoli a «osservare» gli uccelli del cielo, 
che pur senza affannarsi sono oggetto della sollecita e premurosa Provvidenza divina (cfr Lc 
12,24), e a «rendersi conto» della trave che c’è nel proprio  occhio prima di guardare alla 
pagliuzza nell’occhio del fratello (cfr  Lc  6,41). Lo troviamo anche in un altro passo della 
stessa  Lettera agli Ebrei, come invito a «prestare attenzione a Gesù» (3,1), l’apostolo e 
sommo sacerdote della nostra fede. Quindi, il verbo che apre la nostra esortazione invita a 
fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a 
non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Spesso, invece, prevale 
l’atteggiamento contrario: l’indifferenza,  il disinteresse, che nascono dall’egoismo, 2
mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata». Anche oggi risuona con forza la 
voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’altro. Anche oggi Dio ci 
chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni caratterizzate 
da premura reciproca, da attenzione al  bene  dell’altro e a  tutto  il suo bene. Il grande 
comandamento dell’amore del prossimo esige e  sollecita la consapevolezza di avere una 
responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in 
molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell’altro un vero alter ego, amato in modo 
infinito dal Signore. Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così 
come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore. Il Servo 
di Dio Paolo VI affermava che il mondo soffre oggi soprattutto di una mancanza di fraternità: 
«Il mondo è malato. Il suo male risiede meno  nella dilapidazione delle risorse o nel loro 
accaparramento da parte di alcuni, che nella mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i 
popoli»                          

Spero che il cammino quaresimale porti a tutti voi i frutti desiderati di un autentico discernimento, un sincero cammino verso Cristo nostra Pace. 

fr. Rocco Predoti

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