domenica 29 gennaio 2017

Mi servi proprio tu...seguimi

Incontrare Caravaggio, entrare in un mondo pieno di insidie, addentrarsi dentro il labirinto della realtà profondamente umana del cristianesimo.
Il gesto di Cristo è irruento, spezza il ritmo consueto del tavolo di scambio, quella punta di dito fende l’ambiente buio dove losche attività si stavano pensando. Un gesto deciso, quello di Gesù, che non indugia, non ci ripensa ma è deciso a puntare verso Matteo. Un dito puntato contro la più vacua tra le indifferenze. Un dito puntato tra il buio all’inettitudine del solo egoismo. Un dito che punta al pubblicano, esattore delle imposte, al suo tavolo che sta tranquillo con i suoi collaboratori. Tra essi due ragazzotti che stanno lì armati in attesa di trovare una novità nel loro fanfalonare. Non aiutano Matteo a lavorare ma per cercare di trarne un guadagno, magari giocando a carte. Un tavolo di scambio o di gioco?
Cristo fa entrare in questo spazio una luce che proviene da una vita estranea alla vita del tavolo da gioco.
Un luogo che è un “non luogo”, può essere la vita di ognuno di noi, sia esso una strada od un luogo chiuso. Laddove tu sei Cristo entra e ti coglie nell’atteggiamento con quale tu stai reagendo. Indichi te, indichi un altro. Ci si chiede: “ma proprio a me?” come l’uomo barbuto del quadro. Oppure si rimane distrattamente concentrato sul proprio interesse come l’uomo con gli occhiali. Chiunque tu sia dei personaggi del buio tavolo, Cristo sceglie proprio te, come fa un impresario con i propri operai. “Sei proprio tu a servirmi per questo lavoro”. Come un mandante di un losco affare comune ai bassifondi romani dei luoghi caravaggeschi, Cristo si serve proprio dalla più bassa umanità per realizzare il suo progetto. Gesù assume proprio te nella sua Chiesa a seguirlo….

fr. Rocco Predoti

giovedì 5 gennaio 2017

Insegui la stella del tuo sogno

Aprire lo scrigno delle nostre attese, dei nostri desideri. Compiere il lungo viaggio della ricerca di noi stessi che troviamo nel volto del Cristo bambino. A lui presentare la preziosità di ogni singola attesa. Attesa del bene, attesa della giustizia, attesa di una vita affettiva soddisfacente, aprire lo scrigno dei propri sogni.
Sogni che ci parlano, che scrutano il nostro cuore e lo aprono alla nostra comprensione. Forse è il dito di Dio che ci tocca e ci parla nel sogno. Racconta di ognuno di noi, della nostra vita, del sogno che Dio ha per noi e del nostro voler progettare la nostra vita.
Fantasmi di paura attraversano i nostri sogni, ci invitano a desistere, a fermarci, ad arrenderci perché mai realizzeremo il nostro sogno di felicità. Scrive a proposito Zigmut Baumann: ««Al giorno d’oggi si ha l’impressione che, per quanto si possa sognare di scrivere in anticipo la sceneggiatura di tutta la vita, e impegnarsi a fondo perché il sogno si avveri, restare attaccati a una sceneggiatura qualsiasi, fosse anche a quella dei propri sogni, sia una cosa rischiosa che si potrebbe rivelare persino suicida». (L’arte della vita, Laterza, 86).
Inseguire i propri sogni può sembrare un suicidio ma i Magi inseguirono la strada di quella stella. Non fecero dietrofront, non abbassarono la guardia, non si accontentarono di attendere la volta buona ma proseguirono.
Inseguire la stella dei propri sogni è permettere a Dio di sussurrarti all’orecchio la via per scoprire la novità che ti attende, per svelarti il lungo elenco di novità che la vita ti prospetta. Inseguire la stella del proprio ideala alto come il giovane Francesco d’Assisi che non smise di ricercare la lucentezza anche quando poteva sembrare buio, anche quando tutto attorno il mondo lo invitava ad abbassare la guardia.
Buon cammino tenendo la testa alta, buon cammino incontro alla stella, buon cammino come i Magi inseguendo il sogno di Dio.

Fr. Rocco Predoti ofm conv

lunedì 2 gennaio 2017

Temo il tempo...2017


L'immagine può contenere: sMSInizia a scemare il rombo del Natale. Auguri e brindisi ed un latente pessimismo nell'avvio di un nuovo anno. Una marea di post negativi ed auguri di pessimo...augurio ci circondano. Una passività ci attraversa al pensiero di affontare un nuovo arco temporale lungo 365 giorni. Quasi quasi l'uso di farsi gli auguri va a farsi friggere. Sembriamo una massa di illusi che inerme entra nel nuovo anno convinti che potrà esserci del bene mentre ad attenderci ci saranno solo fatiche, delusioni e tristezze. 

Dove va a finire l'euforia delle notti dei bagordi di capodanno? Siamo forse un corteo sconfinato di schizzofrenici che mentre perdono ogni limite nella festa sono coscienti che quella festa non augura nulla di bene?
Sembra che abbiamo svuotato il tempo della possibilità dell'esistenza di qualche bene, di qualche gioia o soddisfazione. Dinanzi a noi non 365 possibilità di realizzare i nostri sogni ma 365 giorni di delusioni da subire ed incassare come pugili alle corde.
L'immagine può contenere: sMSEppure ancora abbiamo il muso sporco di zucchero dei pandori natalizi. La gioia del Natale è finita? L'annuncio della grande gioia che qualche notte fa abbiamo ascoltato è stato riposto nell'armadio insieme ai giacconi nuovi? Ci stiamo scordando che il 2017 è una cifra del tempo modificata dalla nascita di Gesù Cristo? Lui che modifica e riempie il tempo ci suggerisce che non tutto è da buttare. Che il tempo che ci attende non porta solo tristezze o fatiche ma porta anche tanta possibilità di gioia, maturità, soddisfazione. Gesù è li a proporci di poter guardare positivamente il tempo. Buttiamoci alle spalle questo lacerante pessimismo, lasciamo che l'Amore seduca la nostra vita e la riempia dandole un senso diverso. Non possiamo lasciarci convincere dai post fritti e rifritti che il 2017 sarà un anno da affrontare come palloni in attesa di essere calciati. La vita può essere cambiata. Alziamoci e... cambiamo.

fr. Rocco Predoti ofm conv