La vocazione è un "esodo" da sé
verso Dio e i poveri
Cari fratelli e sorelle!
La quarta Domenica di Pasqua ci
presenta l’icona del Buon Pastore che conosce le sue pecore, le chiama, le
nutre e le conduce.
Alla radice di ogni vocazione
cristiana c’è questo movimento fondamentale dell’esperienza di fede: credere
vuol dire lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io
per centrare la nostra vita in Gesù Cristo; abbandonare come Abramo la propria
terra mettendosi in cammino con fiducia, sapendo che Dio indicherà la strada
verso la nuova terra. Questa “uscita” non è da intendersi come un disprezzo
della propria vita, del proprio sentire, della propria umanità; al contrario,
chi si mette in cammino alla sequela del Cristo trova la vita in abbondanza,
mettendo tutto sé stesso a disposizione di Dio e del suo Regno. Dice Gesù:
«Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli,
o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita
eterna» (Mt 19,29). Tutto ciò ha la sua radice profonda nell’amore. Infatti, la
vocazione cristiana è anzitutto una chiamata d’amore che attrae e rimanda oltre
sé stessi, decentra la persona, innesca «un esodo permanente dall’io chiuso in
sé stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il
ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio» (Benedetto XVI, Lett. Enc.
Deus Caritas est, 6).
Rispondere alla chiamata di Dio,
dunque, è lasciare che Egli ci faccia uscire dalla nostra falsa stabilità per metterci
in cammino verso Gesù Cristo, termine primo e ultimo della nostra vita e della
nostra felicità.
Questa dinamica esodale, verso
Dio e verso l’uomo, riempie la vita di gioia e di significato. Vorrei dirlo
soprattutto ai più giovani che, anche per la loro età e per la visione del
futuro che si spalanca davanti ai loro occhi, sanno essere disponibili e
generosi. A volte le incognite e le preoccupazioni per il futuro e l’incertezza
che intacca la quotidianità rischiano di paralizzare questi loro slanci, di
frenare i loro sogni, fino al punto di pensare che non valga la pena impegnarsi
e che il Dio della fede
cristiana limiti la loro libertà.
Invece, cari giovani, non ci sia in voi la paura di uscire da voi stessi e di
mettervi in cammino! Il Vangelo è la Parola che libera, trasforma e rende più
bella la nostra vita. Quanto è bello lasciarsi sorprendere dalla chiamata di
Dio, accogliere la sua Parola, mettere i passi della vostra esistenza sulle
orme di Gesù, nell’adorazione del mistero divino e nella dedizione generosa
agli altri! La vostra vita diventerà ogni giorno più ricca e più gioiosa!
La Vergine Maria, modello di ogni
vocazione, non ha temuto di pronunciare il proprio “fiat” alla chiamata del
Signore. Lei ci accompagna e ci guida. Con il coraggio generoso della fede,
Maria ha cantato la gioia di uscire da sé stessa e affidare a Dio i suoi
progetti di vita. A lei ci rivolgiamo per essere pienamente disponibili al
disegno che Dio ha su ciascuno di noi; perché cresca in noi il desiderio di
uscire e di andare, con sollecitudine, verso gli altri (cfr Lc 1,39). La
Vergine Madre ci protegga e interceda per tutti noi.
Papa Francesco
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