mercoledì 23 novembre 2011

Attendere, = Esigenza d'Amore

Mi permetto di rubare l'espressione da Don Tonino Bello, adattandola un pò: Attendere = Esigenza d'Amare.
Il termine Attesa ed il corrispettivo verbo già iniziano a risuonare attorno a noi mentre ci si prepara ad iniziare la prossima domenica il periodo liturgico che ci ricorda di essere in una continua proiezione verso Colui che attendiamo, il Cristo che verrà per giudicarci con un giudizio di misericordia.
Un giudizio di misericordia, fa pensare all'assoluta novità del giudicare di Dio, la misericordia, un metro che esce da ogni sistema giuridico umano dove la base del diritto è la giustizia.
La Giustizia d'Amore, oserei dire, dove a ciascuno di noi è riservata la parte dell'amato dinanzi al quale l'Amore     si rivela come Misericordia, si  rivela come perdono; ecco il senso profondo dell'attesa dell'Avvento dove è riduttivo pensare tale tempo come una semplice preparazione al Natale, ma il periodo dell'Attesa. 
Attendere quindi, è una esigenza dell'Amore, non un semplice aspettare dove la presenza del lento presente può arrecare noia o impazienza ma attesa, proiezione della gioia che il prossimo incontro ci porta. 
Si aspetta l'autobus, l'inizio delle lezioni, una graduatoria, un risultato d'esame, ma si attende l'innamorata con un mazzo di rose in mano, magari sotto l'acqua, magari a far figure da cretino ma il presente non pesa perchè la gioia di incontrarla, di un solo sguardo, di una sola parola vale molto di più dell'attesa.  
Che bellezza attendere, ha un gusto unico, ti mette in bocca il sapore di ciò che non si ha, ma come se già lo avessi, attendere ti fa comprendere il valore che dai a ciò che aspetti.
Purtroppo l'Attesa di Cristo è ormai stata relegata tra due poli deleteri: l'indifferenza, considerandola lontana e la fobia di chi vede scenari apocalittici prossimi ad abbattersi sulla terra. 
Ma l'Amore non è apocalittico nè lontano, esso è vicino e dolce, ha l'aspetto di uno sguardo, la sensazione di un abbraccio, il desiderio di un incontro. Attendere di incontrare Colui che dona la sua vita per me solo perchè mi ama, quale desiderio più alto e nobile. 
Riprendiamoci il gusto di attendere, di attendere a cose molto alte e nobili come l'Amore, riprendiamo a considerare l'Amore nella sua lentezza di ritmi attendendo, uscendo un pò dalla frenesia che ormai ci toglie il bello dell'attesa e ci rende snervanti quando dobbiamo aspettare, un autobus, un treno, o persino 2 secondi per un download. Riprendiamoci il gusto di attendere, per scoprire di essere ricchi di ciò che la natura ci dona ma sopratutto delle persone che ci stanno attorno. 
Riscopriamo l'attesa dei fidanzati, l'attesa del matrimonio, l'attesa del figlio, riscopriamo l'attesa per riscoprirci esseri animati dall'Amore, per riscoprire la nostra viva umanità, riscopriamo l'Attesa preludio all'Amore. Riscopriamo l'Amore. 
             fr. Rocco Predoti

domenica 20 novembre 2011

Memorie di Missione - Pavia 5-12 Novembre


Quando siamo arrivati alla stazione di Pavia, Sabato 5 novembre, non soltanto c’era un forte temporale ad accoglierci ma anche delle buone persone che erano venuti per accompagnarci nelle rispettive Parrocchie dove avremmo svolto la Missione Popolare. Siam partiti in cinque dal Seminario “Franciscanum” di Assisi: fr. Vincenzo Giannelli, fr. Rocco Predoti, fr. Josef Pace per andare nella Parrocchia S. Maria di Caravaggio, mentre fr. Alfonso Di francesco e fr. Christian Borg nella Parrocchia S. Mauro.

Noi che siamo andati nella parrocchia S. Maria di Caravaggio all’arrivo siamo stati accolti dal Parroco Don Carluccio Rossetti che ci ha accompagnati nella Chiesa Cattedrale per ricevere il mandato missionario dal Vescovo della città di Pavia.

Ci è stato consegnato il Vangelo anima della Missione: Le parole che Gesù pronuncia quando incontra Zaccheo(Lc 19, 1-10) Oggi voglio fermarmi a casa tua.

Si è rivelato veramente essere l’anima della missione per noi che siamo stati chiamati ad essere missionari, entrando non solo nelle case ma anche nel cuore di tantissime persone per fare semplicemente una visita come lo è stato per Zaccheo, una visita che ha poi cambiato la sua vita.

Una calorosa accoglienza ci è stata riservata alla messa domenicale quando siamo stati presentati a tutta la parrocchia insieme agli altri missionari: Fr. Simone Tenuti, fr. Giambo Scalabrini, Sr. Ester, Sr. M. Dolores e Sr. Rosaria. Da quel momento in poi i cuori dei singoli parrocchiani ci han fatti sentire parte di loro, hanno preparato il terreno perché il seme potesse essere seminato, a tal proposito vi era anche un vaso con del terreno dentro il quale son stati piantati dei semi di grano che poi nel corso della settimana hanno iniziato a tirar fuori i primi germogli.

Inviati ad entrare nelle case, estranei che vanno a bussare alle porte per portare che cosa? Un annuncio di pace rispondevamo, questo lasciava perplessi molti che si aspettavano il solito scocciatore che chiedeva soldi, ma soldi non chiedevamo, bensì entravamo nelle famiglie per dare un po’ del nostro tempo per ascoltare. C’era la necessità di ascoltare, famiglie dove si rimaneva ore ad ascoltare, famiglie che non sono ascoltate più da nessuno, che non ascoltano più nessuno, che non si ascoltano tra loro. Risuonava come un bene perduto e ritrovato quest’ ascolto, allora ci affidavano le loro difficoltà quotidiane, i loro dubbi e problemi, le loro malattie vissute spesso nel silenzio e nell’anonimato di chi condivide lo stesso condomino, vite che si spegnevano mentre a una parete di distanza la vita scorreva per altri versi.

C’era un urgente bisogno di sentirsi persona attiva che vive in una società che troppe volte relega l’uomo ad un numero.

Quanti sguardi incrociate, quante speranze sostenute, quante solitudini rese meno pesanti per qualche minuto con un sorriso una carezza. Questo era lo scopo della visita nelle famiglie, non c’era un invito né una proposta ma soltanto una visita con tutta la ricchezza che la sua semplicità può portare.

Famiglie incontrate anche nei centri di ascolto, bellissima realtà di piccola comunità domestica che fa respirare l’aria delle comunità cristiane delle origini dove ci si riuniva nel proprio ambiente vitale per condividere la Parola di Dio, dove al termine di una giornata diverse famiglie si riuniscono per ascoltare la Parola e condividere le proprie impressioni.

Ho visto gente aperta all’ascolto della parola, che da essa si lascia attraversare ed interrogare, capace di saperla leggere tra le righe del proprio vissuto quotidiano; famiglie capaci di Dio.

Abbiamo incontrato famiglie anziane, che raccontavano con gioia e soddisfazione del loro passato e con orgoglio facevano vedere le foto di figli e nipotini, ma anche famiglie giovani con le loro attese sul futuro e le tante domande lecite su questioni che interessano loro da vicino e le cui risposte non sempre vengono date nella piena verità.

È stato bello vivere insieme a tanti giovani, vivere una settimana con loro, nelle loro strade, nei locali che frequentano, ascoltarli e parlare o meglio chiacchierare con loro, perché anche un discorso apparentemente privo di particolare senso può rivelare l’interesse per la persona che sta dinanzi.

Giovani e ragazzi incontrati anche nelle scuole, con gli occhi pieni della loro vita, occhi pieni di gioia, una gioia a volte, nei più piccoli portata via dagli interessi di felicità dei grandi.

Era bello star nelle classi die più piccoli, ascoltare le loro domande, apparentemente buffe ma piene di tutta la loro curiosità e vivacità, curiosi di conoscere Gesù, frate Francesco e di incontrare persone insolite come un frate o una suore. Curiosità viva anche nei ragazzi più grandi che desideravano conoscere Gesù, soprattutto l’autentico suo messaggio, dove si parla di Amore, amore vero. Ero meravigliato a vedere come ne rimanevano affascinati, lungi da ogni tentativo di proselitismo clericalizzante, ma semplice annuncio.

E Poi la splendida realtà parrocchiale dove si respirava l’aria di casa, la casa da cui trae la propria etimologia la parrocchia. Il Parroco aveva la parola giusta per ogni persona, non un prete d’ufficio ma un Buon Pastore di anime che si prendeva cura per ognun , e dico, ognuno dei propri Parrocchiani. Un uomo che ha ben capito cosa significa essere Parroco, non una persona seriosa, anzi… ma che veramente il suo donarsi non è retorica, e l’abbiamo sperimentato nel modo col quale ci ha accolti e trattati nella nostra settimana, grazie anche al valido aiuto del vice parroco don Riccardo e delle persone che ci hanno trattati nel migliore dei modi. A loro e a tutti voi, della Parrocchia Caravaggio va il nostro grazie per averci accolto e fatti sentire a casa, per averci amato e per averci ascoltato. Grazie di cuore a tutti voi….

Fr. Rocco

giovedì 3 novembre 2011

E Adesso... Andate a due a due x il mondo....


“Quale gioia star con te Gesù, vivo e vicino…..”, queste parole riecheggiavano ancora tra le mura vuote della Basilica Superiore di San Francesco dopo che i Giovani erano ripartiti.

Circa mille giovani da tutt’Italia son stati qui riuniti attorno a Francesco per il 32° Convegno Giovani verso Assisi. Mille volti, mille storie, mille strade percorse sin qui, un pellegrinaggio compiuto in contemporanea con quello di Benedetto XVI e i capi religiosi alla ricerca della verità.

Sono convinto che anche i nostri Giovani son venuti qui alla ricerca della verità, venuti da realtà dove si spaccia tutto per verità ma nulla riesce ad esprimerla; verità che sembrano avvolgere tutto ma poi svaniscono cm la nebbia che in queste fredde mattinate accoglieva i giovani nascondendo la realtà vera delle cose circostanti e solo più tardi si scioglieva rivelando le bellezze del paesaggio umbro.

La nostra cara società ci coccola e ci promette tante cose scintillanti, belle e attraenti ma spesso si legge nel volto di noi giovani la continua ricerca del verso senso delle cose, la ricerca di cose che durano, affetti saldi, amori infinti e assoluti.

Li ho visti cercare questo, la verità della loro vita, come Francesco, marciare contro tendenza, ascoltare il messaggio proveniente da uomini di Chiesa, uomini che parlavano di Dio.

Li ho visti stare in silenzio innanzi all’assurdo, innanzi all’Eucarestia, stare contro tendenza, ascoltare la voce del silenzio.

Li ho visti piangere, smuovere il loro intimo, pensare contro tendenza, ascoltando le profondità dei loro cuori.

Questo è Francesco, questa è la bellezza dell’essere cristiani, dell’essere giovani cristiani. Giovani che ridono, che piangono, che ballano, che si tengono per mano, che si emozionano, che si innamorano, che sperano, che credono in un domani più bello, un domani costruito da loro.

Ho avuto la bellissima gioia di poter stare con i giovani della mia regione, i giovani della Calabria.

Veramente ragazzi controtendenza che osano sperare in una terra dove la speranza le sembra non appartenere più, dove spesso dall’esterno si guarda con un occhio di disprezzo a volte di pietismo, dall’interno invece con commiserazione e rassegnazione.

Loro no, non avevano il volto grigio dei rassegnati, ma la luce di chi spera, di chi ama la propria terra e crede e vuole che ogni giorno sia migliore del giorno precedente. Giovani che amano Francesco perché con le cose semplici seppe cambiare il mondo.

Vi confido che io credo nei nostri giovani, credo che sapranno rendere più bella la nostra Calabria che già è bella…

Ora è rimasta un Assisi vuota, Assisi che al mattino quando la nebbia si scioglie non rivela più i loro colori allegri, le loro risate, i loro volti gioiosi. Hanno lasciato un vuoto perchè hanno saputo riempire questa piccola cittadina...

Auguro a tutti voi, miei cari giovani o compagni, di poter sempre essere annunciatori di Gioia, testimoni della Bellezza che sorge nei vostri cuori e di poter sempre gridare…. In eterno canterò Allelujà, tu sei fedeltà Signor, Tu eterna novità.

Fr. Rocco