domenica 23 ottobre 2011

Il Papa e le altre Religioni....pellegrini della pace..ad Assisi



Così Assisi si prepara al Pellegrinaggio del papa con i delegati delle altre religioni mondiali e con alcuni non-credenti...





Saranno 176 gli esponenti delle diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche che parteciperanno all’incontro interreligioso di Assisi il prossimo 27 ottobre.

I numeri dell’imminente Giornata di Riflessione, Dialogo e Preghiera per la Pace e la Giustizia nel Mondo “Pellegrini della Verità, Pellegrini della Pace” sono stati illustrati questa mattina in Sala Stampa Vaticana, da monsignor Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Dei 76 leader che hanno confermato la presenza, 4 sono in rappresentanza delle religioni tradizionali di India, Africa e America.

Ad Assisi parteciperanno 18 esponenti delle religioni del subcontinente indiano, tra cui, 5 personalità indù con due accompagnatori: tra queste figura Rajhmoon Gandhi, già presente alla Giornata del 1986. In totale saranno 3 jainisti, 5 sikh, 1 zoroastriano e, per la prima volta ad Assisi,1 bahai.

Tra le altre religioni asiatiche saranno presenti 67 buddisti provenienti da Corea del Sud, Sri Lanka, Myanmar, Cambogia, India, Singapore, Taiwan, Australia e, per la prima volta, dalla Cina.

Il Confucianesimo avrà tre rappresentanti, di cui un capo-delegazione e due accompagnatori, tutti provenienti dalla Corea del Sud.

Il Taoismo avrà anch’esso tre rappresentanti, di cui un capo-delegazione e due accompagnatori, tutti da Hong Kong.

Due delegazioni shintoiste arriveranno dal Giappone per un totale di 17 partecipanti. Sempre dalla terra nipponica giungeranno 4 diverse denominazioni delle Nuove Religioni per un totale di 17 partecipanti.

“La partecipazione dei musulmani – ha commentato mons. Celata - è risultata, indubbiamente, condizionata da alcuni fattori, sia per il numero che per il livello di rappresentatività, come la situazione socio-politica in diversi Paesi arabi a forte maggioranza musulmana del Medio Oriente, del Nord Africa e del Golfo”.

Complessivamente, comunque, i rappresentanti dell’Islam di Africa, Europa, America e Asia occidentale saranno 48 e provenienti dai seguenti paesi: Giordania, Israele, Egitto, Libano, Algeria, Marocco, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Azerbaigian, Tajikistan, Regno Unito, Francia, Italia, Portogallo, Stati Uniti.

Il numero di musulmani è in crescita rispetto alle edizioni della Giornata di Assisi del 1986 (11) e del 2002 (32). Il prossimo 27 ottobre saranno in totale 50.

Dall’Asia Merdionale e Sud-Orientale arriveranno altri 12 musulmani (5 personalità e 7 accompagnatori) provenienti da Pakistan, Bangladesh, Thailandia ed Indonesia.

Sul fronte delle chiese cristiane non-cattoliche, don Andrea Palmieri, incaricato della Sezione Orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, ha annunciato l’arrivo ad Assisi di 31 delegazioni.

Per le Chiese d’Oriente saranno presenti 17 delegazioni. Il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, guiderà la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

Parteciperanno alla Giornata di Assisi anche l’arcivescovo di Tirana, il Metropolita di Astana e Kazhakistan, in rappresentanza del Patriarcato di Mosca, oltre ai rappresentanti della Chiesa armena e di quella sira malankarese e di quella Assira d’Oriente.

Tra le chiese riformate d’Occidente figureranno, tra gli altri, i leader della comunità anglicana (arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams), della Federazione Luterana mondiale, della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, del Consiglio Metodista Mondiale, dell’Alleanza Battista Mondiale, oltre a un Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Tra le comunità ebraiche parteciperanno delegazioni dell’International Comittee on Interreligious Consultation, del Gran Rabbinato d’Israele, e della comunità di Roma, nella persona del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni.

È stato invece monsignor Melchior José Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ad annunciare i rappresentanti dei non-credenti: Julia Kristeva, psicanalista e filosofa franco-bulgara, allieva di Michel Foucault, Jacques Derida e Roland Barthes; Remo Bodei, professore di Filosofia all’Università di Pisa; Giullermo Hurtado, filosofo dell’Università messicana UNAM; Walter Baier, economista marxista austriaco.

martedì 18 ottobre 2011

Si muore anche per Amore...Ucciso Fausto l’amico dei tribali


Oggi, Festa dell'Evangelista Luca la Chiesa ne ricorda il suo Martirio, esso avvenne duemila anni fa e del martirio spesso si pensa come ad un evento avvenuto all'epoca degli imperatori Romani. Ancora oggi la Vocazione al martirio è presente e viva nella Chiesa, in molte parti del mondo, i cristiani sono perseguitati e non mancano donne e uomini che sanno donare la propria vita nel senso pieno del termine, sino allo spargimento del Sangue.
L'uccione di un sacerdote provoca dolore ma anche tanta speranza nel sapere che non si muore solo per denaro, per faida, per vendett, per follia ma si muore nella piena coscienza di amare Dio nel volto di ogni uomo. Questo uomo, Padre Fausto ha portato a pieno compimento la sua vita, ha dato la più alta testimonianza dell'Amore di Cristo unito a lui nel sacrificio della Croce.
Riporto il testo che oggi, ha descritto quanto accaduto sulle pagine di Avvenire.

Ucciso davanti alla sua chiesa in una remota area dell’isola di Mindanao. Padre Fausto Tentorio è l’ultimo a cadere fra gli esponenti di una Chiesa e di una missione che continua nell’impegno al fianco degli ultimi. Uomini drammaticamente testimoni e vittime di una situazione di violenza e insicurezza endemica che nelle Filippine sembra sfuggire a ogni regola.
Due uomini in motocicletta con il casco, uno scende con in mano una pistola e spara in rapida successione alcuni colpi. Il bersaglio cade colpito al capo e alla schiena. Questa, secondo le prime testimonianze, la ricostruzione dell’omicidio. Uno dei tanti nelle Filippine senza pace e spesso senza legge, ma a cadere sotto i colpi dell’assassino questa volta non è un imprenditore durante un tentativo di sequestro, oppure un oppositore politico un attivista sociale o un giornalista. Questa volta è toccato a padre Fasto Tentorio, 59enne missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), brianzolo di nascita ma da trent’anni nell’arcipelago asiatico. Ieri mattina, dopo la Messa nella sua parrocchia di Arakan, in un’area montana della provincia di North Cotabato, sull’isola di Mindanao, padre Tentorio stava per salire sulla sua auto per recarsi come ogni lunedì alla riunione del presbiterio di Kidapawan, quando è stato avvicinato dal killer che gli ha sparato con una pistola. I fedeli che si trovavano all’interno della struttura parrocchiale hanno sentito gli spari e sono usciti in tempo per vedere un uomo col casco scappare verso una moto che si è allontanata. Inutile la corsa di trenta chilometri di strada di montagna all’ospedale di Antipas dove il missionario è arrivato già cadavere. Contro il parere dello stesso vescovo di Kidapawan, la diocesi che include vaste aree di difficile accesso anche per gli operatori ecclesiali, tra cui Arakan, gli stessi parrocchiani di padre Tentorio ne hanno riportato indietro la salma per la veglia funebre. A sera pure i ribelli del Fronte islamico di liberazione del Moro hanno condannato l’agguato. Il missionario italiano era nelle Filippine dal 1978, dal 1985 nella «sua» missione dell’Arakan dove, ricorda il superiore del Pime nelle Filippine, padre Giulio Mariani, «da più di 30 anni faceva un lavoro magnifico, era amato da tutti». Non privo di rischi personali, però. Come specificato da padre Mariani, nel 2003 il missionario del Pime era sfuggito a un tentativo di sequestro: «Ha sempre lavorato nella zona abitata da emarginati, tribali filippini, musulmani. Era molto apprezzato. Forse ha pestato i piedi a qualcuno, ma non sappiamo ancora. La sua era una missione delicata perché quando hai a che fare con emarginazione e povertà sei destinato a dare fastidio».


Stefano Vecchia

lunedì 10 ottobre 2011

Il Martirio...testimonianza Francescana


Quando il primo gruppo di frati andò in Marocco e fu martirizzato a questa notizia frate Francesco rispose: "ora posso dire di avere dei veri frati minori".
Oggi facciamo memoria del secondo gruppo di frati che subirono il martirio in Marocco a Ceuta nel 1227 un anno dopo la morte di Francesco; un gruppo di frati calabresi Daniele, Leone, Nicola, Ugolino, Angelo, Samuele e Donnolo partiti dal convento di Castrovillari e diretti a testimoniare la bellezza dell'Amore di Dio nell'ideale di Francesco.
E' stupefacente come con quale semplicità ed innocenza si recarono tra i saraceni a predicare, a voler raccontare quella bellezza che aveva sconvolto e cambiato le loro vite a punto tale da indurli a partire x terre lontane...
Quello che rimane a noi oggi, tralasciando le modalità di tortura ed uccisione è la loro capacità di essere testimoni del bello, capacità che dovremmo tutti riprendere in mano e risollevare questo nostro mondo: la bellezza del'essere frate, sacerdote, la bellezza sorprendente del matrimonio, dell' Amore, la bellezza dell'impegno sul lavoro e nello studio....... Siamo capaci di poter dire "Eccomi", come i nostri martiri conterranei ala bellezza... Chiudo il tutto con queste parole scritte di pugno da Santa Chiara: sempre vedendo il tuo principio,
ciò che hai ottenuto, tienilo stretto, ciò che stai facendo, fallo e non
lasciarlo, ma con corsa veloce, passo leggero, senza inciampi ai piedi,
così che i tuoi passi nemmeno raccolgano la polvere, sicura, nel gaudio e
alacre avanza cautamente sul sentiero della beatitudine, a nessuno credendo, a nessuno acconsentendo che volesse richiamarti indietro da questo proposito, che ti ponesse un ostacolo sulla via, per impedirti di
rendere all'Altissimo i tuoi voti in quella perfezione alla quale ti chiamò lo Spirito del Signore."

mercoledì 5 ottobre 2011

domenica 2 ottobre 2011

La Vocazione di Francesco: parlano i “ Tre Compagni”


La Vocazione di Francesco: parlano i “ Tre Compagni”

Tu sei generoso e cortese verso persone da cui non ricevi niente, se non una effimera simpatia; ebbene è giusto che sia altrettanto generoso e gentile verso i poveri, per amore di Dio, che contraccambia tanto largamente.” Queste parole, raccontano Leone, Rufino ed Angelo, disse a sé stesso, il giovane Francesco, quando iniziava a comprendere come tutto il suo stile di vita gli dava solo gioie leggere. per Francesco non avviene un colpo di fulmine, non c’è un prima e un dopo nella conversione, ma l’ “incontro” tra lui e Dio avveniva a piccoli passi ;Questo , con i poveri, è il primo dei tanti passi che Francesco compie verso quel Dio che, pure, cammina verso di lui.

Così Francesco in sé nutriva il desiderio di diventare cavaliere e va, prima a Perugia, dove vien fatto prigioniero e lì “mentre i compagni si abbandonavano all’avvilimento, lui, ottimista e gioviale, si mostrava allegro ed ad uno dei compagni di prigionia che gli altri isolarono, Francesco soltanto continuò ad essergli amico”, poi mentre si dirigeva in Puglia per combattere, il Signore lo visita in sogno “ lo condusse in un solenne palazzo, in cui spiccavano appese alle pareti armi ed armature da cavaliere... allora una voce gli chiese: “Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?”. Rispose: “Il padrone”. Quello riprese: “Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo e il principe per il suddito?”. Allora Francesco interrogò: “ Signore cosa vuoi che io faccia?”. Concluse la voce: “Ritorna nella tua città, ti sarà detto cosa devi fare”.

Allora Francesco, sempre più vicino al progetto che Dio stava preparando per Lui, obbedisce alla richiesta e ritorna nella sua città tra l’incomprensione di tutti per aver lasciato l’aspirazione della sua vita: quella di diventare cavaliere. Iniziava ad esser cambiato oltre che all’esterno, soprattutto nel suo intimo, ed i suoi compagni annotavano come “svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del cuore... ed insisteva nella preghiera perché il Signore gli indicasse la sua vocazione”.

Il suo cambiamento diventava perciò sempre più radicale finchè un giorno sentì dirsi : “ Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare ciò mondanamente amavi e bramavi possedere. Quando avrai iniziato a fare così, ti parrà insopportabile e amaro quanto per l’innanzi ti era attraente e dolce e dalle cose che una volta aborrivi, attingerai dolcezza grande e soavità”.

Iniziò a liberarsi dall’egoismo ed uscire dall’amore verso di sé amando gli altri, soprattutto coloro da cui non poteva essere ricompensato, in particolae i Lebbrosi che in quel tempo stavano nei lebbrosari nella valle di Assisi. Francesco si reca proprio tra loro per concludere il cammino di incontro verso Dio avendo trovato nel volto lacerato dei Lebbrosi il volto dolce e soave del suo Signore.