è un uomo solo, chiuso nella sua solitudine. La solitudine diventa l'unica compagna di viaggio e più c'è l'hai più lei vuole stare con te. La solitudine ti dà ragione, ti dà soddisfazione, ti rende bello ma ti lascia tremendamente solo.
Gesù si sporge oltre il limite del consueto, non vuole comprendere cosa abbia il lebbroso, non si mette ad inquadrare la vita di quell'uomo "solo" per tentare di capire quale fosse il suo problema. Gesù rompe il vetro della separazione, si lancia verso quella solitudine, tocca quello schifo che aveva quell'uomo. L'abbraccio lo guarisce, gli rompe la solitudine, lo tira fuori dal deserto che si era scavato attorno.
lasciamoci acchiappare dall'abbraccio di Gesù nonostante le schifezze che avvolgono la nostra vita, nonostante quell'errore così grande che ci tiene isolati, nonostante quella solitudine che ci porta lontani da tutti ed anche da Dio.
Solo se saremo capaci di abbracciare, di lasciarci coccolare dall'abbraccio dell'altro allora potremo portare agli altri la testimonianza di essere credenti. Essere frate non comporta portare un abito e ripetere abitudini sterili. Significa lasciarsi chiamare dall'abbraccio dell'altro, come l'abbraccio al lebbroso di Francesco. Questo abbraccio gli ha fatto gustare l'abbraccio che Cristo aveva riservato per lui. Ricordiamo che il mondo non ha bisogno di una tonaca ma ha bisogno di un abbraccio.
fr. Rocco Predoti ofm conv