Inizio questo viaggio: preparo lo zaino, metto le solite cose.. biancheria intima, zaino, metto le solite cose.. biancheria intima, tovaglia,
spazzolino, qualche maglietta e dei pantaloni. Ecco, tutto qui! Anzi no, c'è
anche dello scetticismo, ma quello lo porto dentro me, ignaro di ciò che sta per
accadere! Ho bisogno di dirvi che, sí, sono stato io a scegliere di partire, ma
se non fosse stato per alcune persone che mi hanno accompagnato durante il
viaggio e prima, non avrei vissuto quest'esperienza! I 5 giorni del GVA sono
stati giorni pieni, scanditi da momenti di riflessione personale e comunitaria.
Prima un percorso spirituale su cinema, arte e cibo, ci ha iniziati al tema
centrale dei vizi dove ho capito che "siamo nel regno del tanto" e
che molto spesso questo 'tanto' è superfluo e ci distrae da ciò che è realmente
importante nella vita; fermato da una domanda tanto semplice: "cosa
preferisci: riempirti la pancia di tante caramelle gommose, giusto per
soddisfare un vizio, o preferiresti condividere con qualcuno il tuo piatto
preferito e saziarti?'', dentro me è cominciata a crescere curiosità nei
confronti dei temi trattati al convegno, accompagnata da una sicurezza dettata
dalla presenza di molti fratelli di altre fraternità GiFra del resto d'Italia. Il giorno dopo nel
laboratorio biblico-francescano si parlava, invece, dell'importanza delle
piccole cose, di riuscire ad assaporare ogni momento; qui il frate ci ha
lasciati con una delle frasi che porterò con me per il resto della vita: 'vivi
ogni giorno come se fosse il primo, l'unico e l'ultimo!'. Come si legge nel
salmo 89, infatti, 'solo quando impareremo a contare i nostri giorni,
giungeremo alla sapienza dei nostri cuori'! E no, non è scontato dire che il
bagaglio del ritorno è più ricco.. finalmente sono riuscito a fermarmi e a
capire che tutto ciò che stavo imparando, lo stavo perdendo, lo stavo mettendo
da parte! Una delle testimonianze più forti, infine, è stata quella dell'ultima
sera, quando, Fra Alessandro, 'direttore del coro', vero annunciatore del
carisma francescano, ci ha lasciati dicendo che bisogna fare il bene, bisogna
essere allegri, bisogna mettere a frutto il proprio talento anche se nessuno
“ci guarda”, perché prima o poi qualcuno lo farà, e sarà allora che potremo
essere veri annunciatori del Vangelo. Dopo aver assaporato questi giorni e
averli vissuti a pieno e in armonia con tutti… Non dimenticheró più
l’importanza che c’è nel non giudicare,
nel non fermarsi alla parte più superficiale delle cose, e del fare esperienza prima
di schierarsi da una parte o dall’altra. Adesso ho imparato a distruggere
quelle sovrastrutture che mi erano state 'imposte'! Grazie all’umiltà, virtù
del carisma francescano, ho capito che la superbia non porta alla via del
Signore. Pace e bene.
Emilio Davì