venerdì 30 ottobre 2009


Esperienza vocazionale
Mi amasti e ti amai
,Tocca a tutti domandarsi circa il senso della propria vita, dare una risposta al perché dei propri giorni osservando lo svolgersi degli eventi attorno a sé, ricercando questa risposta in se stessi oppure negli altri. Sta qui il gioco di tutto: essere uno scrutatore della realtà circostante ignaro dell’abisso dentro di sé oppure un cultore del proprio tesoro che ad un certo punto della vita ti accorgi di possedere.
È questo tesoro che rende ognuno di noi ricchi di quelle cose che spesso vengono relegate nel dimenticatoio esistenziale, memori solamente di ciò che è effimero, creando una società edonistica e materiale che punta i propri obiettivi sulla materialità assoluta trasformando anche l’uomo in “ un pacco che l’ostetrica spedisce al becchino” espressione di Nietzche che racchiude in sé il concentrato dell’assenza di un autentico umanesimo.
È la consapevolezza di possedere questo grande Tesoro che ti fa uscire dalle logiche commerciali che classificano l’uomo in utile o inutile, ed inizi a guardare la tua vita con occhi nuovi, occhi diversi; capisci che sei ricco in un modo diverso, autentico, proprio come fece Francesco d’Assisi: si accorse di valere molto di più di quel che poteva apparire perché era prezioso agli occhi di Dio.
Questa preziosità lo fece impazzire di gioia, era ricco perché il tesoro che aveva trovato era Colui che lo aveva creato e pensato sin dall’eternità, che per lui aveva creato il cielo, le stelle, il sole, la terra ed ogni cosa che lo circondava; volendo possedere tale tesoro vendette tutto acquistandolo a prezzo delle proprie sicurezze, del proprio passato, dei propri sogni. Era prezioso perché era Amato, da un Amore di roccia; era amato dall’Amore.
Mi accorsi pure io di essere amato, mi accorsi ma non mi fidavo, rincorrevo i miei sogni, i miei progetti ma tante e troppe cose non mi spiegavano il senso della mia vita, ascoltavo lezioni di vita alla scuola del mondo ma nessuno mi sapeva spiegare il segreto della piena realizzazione. Ero un dato che riempiva i tanti elenchi della nostra società, ma non mi interessava dove stavo collocato come dato, collocazione che genera amori e rancori, qualunque fosse il mio posto non ero veramente ricco. Avevo le mani piene, ma di proprietà deboli, che terminavano la loro utilità laddove la iniziavano, ero un compratore di conchiglie, cose morte che seppur appariscenti non hanno nessuna utilità se non l’illusione di ascoltare le onde di mari lontani.
Un giorno mi incuriosì l’esperienza del mercante del Vangelo che vende tutto per comprare il terreno dentro al quale è stato trovato un tesoro prezioso, non ero io ad andare incontro a questo Tesoro, era Lui che veniva verso di me, il Padre che corre incontro al Figlio; mi venne incontro ed avevo le mani sporche e vuote, ero stanco e povero, le mie vesti di lusso erano consumate, i miei gioielli si erano arruginiti e sentìì le sue mani pulirmi il viso sporco, abbracciarmi stringendomi a sé, mi sentivo amato, mi sentivo figlio. L’Amore con l’amore si paga, cantava la Vanoni, ed è vero, non ho potuto non rispondere con amore a così tanto bene; così l’asse centrale dei miei interessi iniziò a spostarsi da me a Dio, tutto iniziava a ruotare intorno a Lui.
Tale rotazione mi portò a scoprire colui che prima e meglio di me aveva risposto a tale amore con una forma così concreta da rendersi come Cristo, alter Christus, restai impressionato dall’agire di Francesco così iniziai a scrutare l’essenza di tale agire, a ricercare il motivo primario delle scelte di Francesco, il suo archè. Dio era la risposta, Dio era il fine, era la sua bellezza, la causa di tutto il suo agire. Non ero pago delle mie ricerche, capivo sempre più che quello era il mio punto di partenza, Francesco; non sapevo però ne dove andare e né come andare. Nei miei progetti non c’erano nè frati, né conventi né nulla di tutto quel che appartiene al mondo Francescano, gli scritti di Francesco erano per me la piena applicazione del Vangelo e da ciò partì per Amantea, indirizzato da un frate mio carissimo amico, nel gennaio del 2008. Partivo senza sapere né chi incontravo né cosa mi aspettasse, volevo solo scoprire come si vive secondo il modello di Francesco; vi ritornai diverse volte ad Amantea guidato dal P.Custode di Calabria e pian piano mi conformavo a quel modo di vivere, era la radice del Vangelo, stavo iniziando a scavare intorno alla pianta della mia vita con gli attrezzi datimi da Francesco e vi trovavo le mie radici che necessitavano questo modo di vivere. Niente e nessuno attirava più il mio interesse, avevo trovato il mio Tesoro e non dovevo farmelo portare via, ero ricco e non volevo ritornare povero. Il 5 gennaio 2009 varcavo l’atrio della ricca reggia, il Tesoro ormai era mio, mi attendeva il Mio Diletto, il Mio Signore: Entravo in Convento.
Ho trascorso già un anno dal mio ingresso come postulante e più son debole nel mio camminare più sperimento la infinita misericordia di Dio, mi sento amato e voluto da Dio qui, nel convento dei frati minori conventuali di Benevento. Ho una sola certezza nella mia vita: seguire la Sua volontà, qual è? Non lo so, posso semmai dire qual’è stata la sua volontà per me fino ad oggi ma ogni giorno lascio che Lui realizzi il suo progetto su di me; per questo non mi resta altro da fare che abbandonarmi a Lui come una foglia al suo vento.
Non sono da solo a volare abbandonato a Dio, altri tre compagni mi sono stati messi accanto nel mio iter formativo. Essi insieme ai miei formatori mi sono guide e custodi, un dono dell’infinito amore di Dio, mi hanno accolto compreso ed amato, le loro mani sono state il mezzo di Dio per abbracciarmi, le loro parole mi istruiscono quotidianamente alla vita fraterna perché la più grande scuola di vita fraterna è il fratello stesso, dove i momenti più belli sono le lezioni e quelli difficili sono le prove d’esame. Al mio ingresso mi fu scritto da uno di loro: “noi saremo il tuo banco di prova”,non si può dire che è difficile vivere di Cristo ed ecco che vivere in modo fraterno è gustare Cristo attimo dopo attimo. Non sono irreale, sto solamente parlando di me e dei miei fratelli, amati e chiamati dall’Amore ineffabile.
Rocco