La terra di Calabria, nel XIII secolo, governata da Federico II di Svevia il quale si preoccupava di avviare un processo egemonico fra la Corona e le altre realtà feudali ed ecclesiastiche, resa dai numerosissimi monasteri Brasiliani e benedettini“la terra classica dell’ascetismo monastico” o “nuova Tebaide”, vide giungere durante la sua prima fase d’espansione per volontà dello stesso fondatore San Francesco d’Assisi la nuova religio: l’Ordine dei frati Minori. Esso, sorto in seguito all’esperienza della conversione del giovane Francesco di Pietro di Bernardone doveva essere, secondo il desiderio di Francesco solamente una Fraternitas accomunati dal desiderio di vivere insieme “la vita del Vangelo di Gesù Cristo”. Tale nuova forma di vita evangelica per la storia della Chiesa, nel 1209 era stata autorizzata provissoriamente da Innocenzo III, attirò una tale moltitudine di persone che da fraternitas diventò una religio, l’Ordine dei frati Minori. Ad Assisi tutti gli anni i frati tenevano importanti riunioni per l’organizzazione del nuovo Ordine: i Capitoli generali i quali servivano a stimolare attraverso l’esperienza collettiva la coscienza della famiglia religiosa ma presto divennero organi amministrativi e legislativi per l’intero Ordine. Al loro termine i frati si “disperdevano” per la terra italiana. È al termine del Capitolo di pentecoste del 1217 che si avviò la formazione delle Province dell’Ordine poste sotto la guida del Ministro Provinciale. Le province madri furono tredici tra cui la Calabria.
Nel 1217 la Calabria era una Provincia tutta da organizzare perciò Francesco chiamò un ottimo discepolo: Pietro Catin da S.Andrea della marca settentrionale, così egli fu il primo Ministro Provinciale di Calabria. Pietro raggiunse la Calabria a piedi secondo l’uso francescano e giunse a Castrovillari facendone la base di lancio della sua attività nella Provincia. È il 1220 quando Pietro a Castrovillari fa sorgere il protoconvento della Calabria. Dieci anni dopo la fondazione della provincia, vi fu l’avvenimento che ne rivelò tutta la vivacità spirituale: la missione in Marocco di un gruppo di frati calabresi guidati da Daniele da Belvedere, essi erano: Agnello, Samuele, Donnolo,Leone, Nicola,Ugolino. Entrati di nascosto nella città di Ceuta interdetta dai cristiani si misero a predicare, perciò furono arrestati e portati innanzi al re il quale lì giudicò pazzi, perciò furono rinchiusi nella prigione dove trascorsero otto giorni senza cibo, così si cerco di dissuaderli dalle loro argomentazioni circa la regalità di Gesù Cristo ma data la loro irremovibilità il giudice della città Arnoldo stabilì che venissero decapitati. Udita la sentenza i sette frati, come fossero invitati a banchetto facevano a gara per chi per primo dovesse ricevere la palma del martirio. Esortati da Daniele, ricevettero il martirio per decapitazione il 10 ottobre 1227. La ferocia dei carnefici non si fermò qui: infatti le loro teste ed i loro corpi furono fatti a pezzi e gettati a terra e calpestati dai saraceni e dai bambini. Quando l’ira furibonda si fu placata i loro resti furono raccolti dai cristiani e nascosti presso i fedeli in alfondengha. Dopo queste cose il figlio del re di Portogallo li chiese ed ottenne in dono di portarli in Spagna. Così fraternità francescana, ai suoi primordi ebbe tale battesimo e fu segnata da così grande testimonianza di vita evangelica nella nostra terra calabrese.
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