sabato 26 novembre 2016

Avvento...aprirsi alla sorpresa

“Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Il tempo di Avvento non parla al passato né in un futuro da poter rimandare. Gesù viene oggi, scuote la vita, si presenta come una sorpresa al quieto ritmo delle tue giornate. Viene come un ladro se tu gli chiudi le porte della tua vita, se ti ritiri in un grigio egoismo, se ti dimentichi della felicità tua e degli altri. Viene e ruba il tuo essere addormentato, sonnolento, svogliato. Viene come amico se tieni aperte le porte del tuo cuore, se ti apri alla possibilità di avere una svolta nella tua vita.
San Francesco d’Assisi ha vissuto sempre l’Avvento di Gesù nel suo cuore come una sorpresa, si lasciò stupire dalla novità di Gesù.
Apriti alla meraviglia, apriti allo stupore, non restare lì fermo a guardare. Oggi Gesù viene nella tua vita. Lasciati scomodare da Gesù, lascia scombussolare i tuoi piani, i tuoi progetti.
Nel trambusto del Black Friday, Gesù viene a te e ti fa la più grande offerta: Vieni e seguimi. Rispondere di sì può essere la più grande sorpresa per te, aprirti alle meraviglie di una vita ricevuta e donata può rendere ogni giorno un infinito di possibilità che schiudono innanzi a te. Questa è la vita dei frati


Fr. Rocco Predoti

martedì 8 novembre 2016

SfAmati dall'Amore... "Giovani verso Assisi 2016"


Parole di una giovane calabrese sfamata dalla Dio-incidenza

Dovrei raccontarvi la mia esperienza al GVA; cercherò di essere breve, ma è necessario che faccia qualche passo indietro… Una Dio-incidenza (chi è stato al Convegno sa di cosa sto parlando, agli altri lo spiegherò dopo), mi ha fatto conoscere il GVA poco più di due anni fa, attraverso gli entusiasmanti racconti del mio vicino di posto durante un viaggio in autobus. Non è stato difficile travolgermi con quelle parole; per me che sono cresciuta con lo spirito francescano, la partecipazione ad un incontro regionale poco tempo dopo, è stata l’occasione per ritrovare la gioia di chi segue Cristo sulle orme di Francesco. I due anni che sono trascorsi non sono stati molto facili, sono una ventottenne laureata, semi-disoccupata, alle prese con le delusioni del mondo e alla ricerca dell’amore vero, quello con la A maiuscola. Una mattina di fine settembre Qualcuno dall’alto ha deciso che io quest’anno avrei dovuto partecipare al convegno. Non ci avevo pensato minimamente, anzi, non lo avevo programmato, visto che ahimè lo ammetto, cerco sempre di avere le cose sotto controllo, ma dopo aver detto a fra Rocco che mi sentivo giù per una serie di cose successe, mi sono trovata davanti ad un “Vieni, punto e basta”. Allora in quel momento ho smesso di programmare e mi sono sentita in dovere di rispondere sì a quella chiamata, perché era Dio che in mi stava dicendo che avrei dovuto fare quell’esperienza. Allora ho iniziato a fare il conto alla rovescia e neanche la preoccupazione per la terra che tremava ha fermato il mio andare incontro ai nuovi fratelli e sorelle che il Signore mi ha donato. Infatti non conoscevo nessuno prima di partire, ma ciò che ci accomunava non ha reso difficile l’instaurarsi di legami che sono sicura dureranno nel tempo. Dal tema del Convegno si evince subito l’argomento trattato; durante una testimonianza, ho capito che non era un caso che io mi trovassi lì, visto che ogni parola, ogni racconto sembravano fossero rivolti a me. Coincidenza? No, Dio-incidenza! Al convegno è uscito fuori questo neologismo, per indicare che ciò che accade nella nostra vita, se visto con gli occhi della fede, non è un caso, ma opera di Dio. È difficile spiegare ciò che accade dentro; chi parla ai giovani sa benissimo come smuovere ciò che di più intimo c’è nei cuori. Oggi ci sentiamo un po’ persi, abbiamo bisogno di certezze che il mondo non può darci e per noi credenti le cose a volte si complicano. Veniamo spesso giudicati da chi non vive un’esperienza di fede perché non ci basta l’effimero, ma siamo affamati di qualcosa in più. E chi può darci quel di più se non Colui che ci ama sopra ogni cosa, che ci lascia liberi e che ci accoglie così come siamo, con le nostre debolezze e le nostre mancanze? E’ così che anche noi dovremmo amare, in qualunque tipo di rapporto, dovremmo dare il nostro tutto e allora impareremo a gustare l’attesa dei tempi di Dio, che non corrispondono ai tempi dell’uomo. Le lacrime di tanti cuori liberati dall’angoscia che ho visto durante la liturgia penitenziale mi hanno fatto capire che non sono sola e che vale la pena continuare a lottare per difendere la bellezza della gioia di amare incondizionatamente. Un altro momento molto significativo è stata la condivisione della Parola. Ci è stato proposto il brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù in quell’occasione sfama la folla, comportandosi come un padrone di casa che si prende cura dei suoi ospiti e preoccupandosi che ciò che avanza non vada perduto. In realtà la folla presente è sfamata non dal pane, pur essendo il cibo materiale necessario per il sostentamento, ma dal cibo spirituale che Egli offre alle loro vite; il pane avanzato è segno della sovrabbondanza della grazia di Dio in chi si affida a Lui e niente di ciò che si compie nel suo nome andrà perso, anche se si tarda a vederne i frutti. Una cosa che mi ha particolarmente colpita è la richiesta che Filippo fa a Gesù, ovvero domanda dove poter comprare il pane e con quali mezzi, quindi si pone il problema dal punto di vista umano. Eppure lo stava chiedendo a colui che avrebbe potuto sfamare la folla senza dover ricorrere ad alcun mezzo, invece Gesù si serve dei cinque pani e dei due pesci di un ragazzo presente, che si fida di lui, rischiando di perdere quel poco che possiede. Ed ecco allora il messaggio che mi rimane alla fine di questa esperienza: impareremo ad amare veramente quando impareremo a perdere ciò che abbiamo per “correre il rischio” di essere davvero felici e che il Signore può moltiplicare quello che abbiamo da offrirgli soltanto se gli apriamo il nostro cuore e decidiamo di fidarci di Lui


(Raffaella Mautone)